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"Picchiò un manifestante a Parigi", aperta un'inchiesta su collaboratore di Macron

Alexandre Benalla (a sinistra) e Emmanuel Macron

La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare per violenze dopo le rivelazioni del quotidiano Le Monde su Alexandre Benalla, il collaboratore del
presidente Emmanuel Macron che lo scorso primo maggio, coperto da un casco della polizia, avrebbe picchiato un manifestante in Place de la Contrescarpe a Parigi.

Dall’estrema sinistra all’estrema destra, tutte le opposizioni della Francia insorgono dopo le rivelazioni del quotidiano. Dalle, tv, alle radio, ai corridoi del Parlamento, si moltiplicano le dichiarazioni di politici o leader di partito - dalla France Insoumise, al Partito socialista, ai Républicains, fino all’estrema destra - per chiedere a Macron di uscire dal silenzio.

Il capo dello Stato si trova attualmente a Périgueux, nel cuore della Francia, per la presentazione di un nuovo francobollo con l’effigie della Marianna repubblicana. Braccato dalle telecamere, ha salutato la folla che lo attendeva, evitando però di rispondere alle ripetute domande sulla caso Benalla dai numerosi giornalisti al seguito. «Una crisi mai vista dal suo arrivo all’Eliseo», commenta Mathieu Coache di Bfm-tv.

«Siamo rimasti scioccati da questa irruzione di violenza; ci siamo detti: non è normale, c'è qualcosa di anormale in quello che sta accadendo»: è quanto dichiara il ricercatore di storia Jérémie Ferrer-Bartomeu, testimone dell’aggressione da parte di Alexandre Benalla.

«Non capivamo cosa stesse accadendo», dice il testimone intervistato questa mattina da France Info, aggiungendo: «È stato di una incredibile violenza». Gli stessi agenti francesi Crs «faticavano a capire cosa stesse facendo quell'uomo».

«Nel video, si vede chiaramente che quell'uomo non sa cosa stia facendo. Ha messo le mani al collo del ragazzo, cosa che un poliziotto non si permetterebbe mai di fare. Casomai ti mette a terra prendendoti le braccia, immobilizzandoti con altre tecniche. Qui abbiamo visto un dilettantismo che avrebbe potuto essere pericoloso», conclude Ferrer-Bartomeu.

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