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Dazi, scatta la "guerra" commerciale fra Usa e Cina

Il presidente Usa Donald J. Trump e quello cinese Xi Jinping

La guerra commerciale tra Usa e Cina scatta nel cuore della notte: alle 00:01 di venerdì, orario di Washington, coi dazi al 25% sull'import di 818 beni tecnologici del 'made in Chinà per totali 34 miliardi di dollari. Nell’arco di secondi, la risposta di Pechino: pari entità su 545 beni, ma a mezzogiorno (6:00 in Italia) viste le 12 ore di fuso, contro soia, carne, whiskey e alcolici, e auto.

Gli sviluppi sono apparsi inevitabili dopo le scaramucce su alluminio e acciaio, e il nulla di fatto negoziale per ridurre, come chiesto da Donald Trump, il deficit commerciale americano verso la Cina attestatosi nel 2017 a 375 miliardi di dollari.

Nel frattempo un’apertura a sorpresa è maturata nell’auto, tra i punti più aspri tra il presidente Donald Trump e l’Europa. La cancelliera Angela Merkel s'è detta disponibile «a trattare sulla diminuzione dei dazi». La mediazione dell’ambasciatore americano a Berlino Richard Grenell, con la formula «somma zero» (Usa rinunciano ai dazi con pari azione europea), ha dato slancio alle Borse europee.

L’esatto contrario del nervosismo dei mercati asiatici, dove le Borse di Shanghai (-0,91%) e Shenzhen (-2,20%), in profonda spirale ribassista, hanno scontato l’impossibilità di ricomporre le tensioni Usa-Cina.

La Cina ha replicato alla mossa dei dazi Usa rendendo efficaci le «contromisure» da 34 miliardi di dollari sulle importazioni di beni americani: lo hanno annunciato i media ufficiali di Pechino. Nel mirino delle Dogane cinesi sono così finiti soia, carne, whiskey e altri alcolici e auto.

Gli Stati Uniti hanno imposto dazi per 34 miliardi di dollari sull'import cinese con una mossa da «bullismo commerciale» che ha dato il via alla più grande guerra
commerciale nella storia economica: lo afferma il ministero del Commercio cinese, in una nota diffusa a stretto giro dall’entrata in vigore del pacchetto voluto da Donald Trump, assicurando che la Cina «deve contrattaccare» senza fornire dettagli immediati sulla possibile rappresaglia.

Donald Trump non arretra e risponde minacciando dazi ulteriori per 500 miliardi di dollari nel caso Pechino decida ritorsioni, detto il tycoon ai giornalisti a bordo dell’Air Force One diretto in Montana per un appuntamento elettorale.

Prima «34 miliardi e dopo ci sono altri 16 miliardi in due settimane e poi, come sapete, altri 200 miliardi in sospeso e dopo ancora altri 300 miliardi in sospeso. Ok? Quindi abbiamo 50 più 200 più quasi 300», ha detto Trump.

Si tratta di giudizi che rafforzano i propositi di esclation di guerra commerciale con conseguenti effetti turbolenti a cascata sui mercati finanziari, azionari, valutari e delle materie prime, dalla soia al carbone.
La Cina ha detto che non avrebbe «sparato il primo colpo», assicurando che le contromisure sarebbero entrare in vigore a stretto giro dall’efficacia dei dazi Usa da 34 miliardi. Tuttavia, nonostante il pesantissimo giudizio sulla mossa americana (un «atto di bullismo commerciale"), il ministero del Commercio cinese non ha ancora annunciato l’operatività delle contromisure.

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