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Trump detta le condizioni a Kim: denuclearizzazione totale

Kim Jong-un a Singapore

Un faccia a faccia tra Donald Trump e Kim Jong-un alla presenza solo degli interpreti, poi un incontro bilaterale allargato e infine un pranzo di lavoro: la Casa Bianca ha diffuso l'agenda dello storico summit che domani mattina (stanotte in Italia) i due leader terranno al Capella Hotel, sull'isola di Sentosa, un tempo covo dei pirati ora rimpiazzati dai resort di lusso e dalla Universal studios.

E' toccato al segretario di Stato Mike Pompeo, in un briefing coi media, esporre le condizioni americane per Kim: "La completa, verificabile e irreversibile denuclearizzazione è l'unico risultato che gli Usa possono accettare" e le sanzioni ci saranno fino a quando lo scenario americano non si sarà realizzato.

L'ex capo della Cia, che ha incontrato il leader già due volte, ha assicurato che gli Usa sono pronti ad adottare tutte le misure per dare "sufficienti certezze" che la "denuclearizzazione non è qualcosa che finirà male per loro".

Anzi, gli Stati Uniti sono pronti a dimostrare che la rinuncia al nucleare "invece di essere una minaccia è l'opposto", mettendo però in guardia che se la diplomazia fallisce, le sanzioni saranno ancora più dure. Pompeo ha glissato alla domanda sul futuro dei 28.500 soldati dislocati in Corea del Sud, possibile parte delle "sufficienti certezze", trincerandosi dietro "l'ovvia" delicatezza della fase.

Ha detto di vedere "un enorme potenziale" sul vertice di domani, ammettendo però che la denuclearizzazione della penisola che non potrà avvenire in tempi rapidi e con un solo faccia a faccia tra i leader. "Siamo fiduciosi che il summit possa definire le condizioni per i futuri e produttivi colloqui", se Kim mostrerà una reale intenzione sulle armi nucleari.

La giornata ha vissuto un'altra serie di colloqui operativi per gli ultimi dettagli: Sung Kim, ex ambasciatore in Corea del Sud ed ex capo negoziatore sul nucleare del Nord, richiamato d'urgenza dalle Filippine, ha guidato la delegazione Usa, mentre a capo di quella del Nord è saldamente apparsa Choe Son-hui, vice ministro degli Esteri, impegnata da anni nelle relazioni con Washington e soprattutto autrice della dura nota che, dando dello "stupido" al vicepresidente Mike Pence, aveva spinto Trump a ribaltare il tavolo e a cancellare il summit di Singapore.

Le parti si sono riunite sfruttando fino all'ultimo minuto disponibile per appianare le divergenze; hanno trascorso ore in una sala conferenze del Ritz-Carlton. Poi l'annuncio di Pompeo sull'accelerazione impressa e l'annuncio della Casa Bianca: il summit di un solo giorno e partenza di Trump in serata, dopo l'incontro coi media. Il tycoon ha sfoggiato ottimismo, sicuro che con Kim "andrà molto bene", ha assicurato nel pranzo offerto dal premier di Singapore Lee Hsien Loong.

Su Twitter, invece, ha esternato un'altra sua sensazione: "Grande essere qui a Singapore, c'è eccitazione nell'aria!". La Cina ha auspicato un successo dei colloqui rinnovando il suo sostegno e il presidente Moon Jae-In ha sollecitato "ogni sforzo utile". Per far acclimatare i leader, dopo i convenevoli, le strette di mano iniziali e le pose a uso di fotografi e telecamere, è previsto che i due stiano da soli (con gli interpreti) per circa 45 minuti.

Trump ha affermato prima di arrivare a Singapore che gli basteranno le battute iniziali per capire le intenzioni di Kim. Poi entreranno in campo i 'duri': Pompeo, il capo di gabinetto John Kelly e il consigliere sulla Sicurezza nazionale John Bolton.

A quel punto si capirà se ci saranno le condizioni per costruire una "nuova" relazione tra il Nord e gli Usa, come hanno auspicato i media di Pyongyang, insieme alla costruzione di "un meccanismo di pace duratura e permanente sulla penisola" perseguendo l'obiettivo della denuclearizzazione.

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