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Si riapre l'inchiesta sulla morte di Lo Porto, il cooperante di Palermo ucciso in Pakistan

Giovanni Lo Porto

PALERMO. Il cooperante palermitano, Giovanni Lo Porto, potrebbe essere morto durante un’operazione antiterrorismo illegale americana. Sulla base di questa tesi un giudice italiano - come riporta il Corriere della Sera - ha chiesto di aprire gli archivi segreti statunitensi per cercare le responsabilità di quella morte, involontaria, ma forse evitabile.

Lo Porto fu sequestrato in Pakistan da una banda vicina ad Al Qaeda nel gennaio 2012 e ucciso tre anni dopo durante un raid della Cia insieme all’altro ostaggio americano Warren Weinstein e ad altri quattro presunti terroristi.

Il cadavere di Lo Porto fu ritrovato fra i resti  degli obiettivi militari da eliminare, in questo caso i terroristi. Secondo il giudice delle indagini preliminari di Roma Lo Porto sarebbe stato ucciso da un drone-bomba.

Di qui la decisione di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma, e l’ordine, firmato dal giudice Anna Maria Gavoni, di chiedere agli Stati Uniti, tramite una rogatoria internazionale, tutta la documentazione riguardante l’operazione condotta, mediante l’impiego di droni, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 sul compound di jihadisti legati ad Al Qaeda , situato in zona tribale al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, dove erano tenuti in ostaggio i cooperanti Lo Porto e Weinstein.

Il magistrato chiede che la Cia apra i suoi archivi e sveli i retroscena dell’operazione antiterrorismo svolta in Pakistan.

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