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Migranti, ministro ungherese: "Quote obbligatorie? Decidiamo noi chi entra"

Migranti alla frontiera in Ungheria - Foto archivio

ROMA. "Nessuno può sottrarci il diritto di decidere chi ammettere sul nostro territorio nazionale. Se per Paesi come l'Italia è prioritario gestire i flussi, lo facciano. Per quanto ci riguarda, lasciateci fuori dai giochi". Lo dice - al Corriere della Sera - Péter Szijjártó, ministro degli Esteri e del Commercio ungherese ed ex portavoce del premier nazionalista Viktor Orbán, intervistato anche dal Sole 24 Ore.

"La nostra posizione è chiara: respingiamo le quote obbligatorie - ribadisce -. Se da un lato è sbagliato equiparare migranti e terroristi, dall'altro registriamo che dal 2015 in Europa si è verificata una serie di attentati senza precedenti legati all'ondata migratoria e all'impossibilità di controlli capillari. Quell'anno sul suolo ungherese sono passate 400 mila persone. Quante ne restano? Zero. No all'immigrazione illegale. E non accettiamo pressioni".

Le quote rientrano nel tentativo di regolamentare i flussi, "ma - obietta - sono anche un incentivo a partire per popolazioni male informate. Noi non intendiamo 'regolamentare' i flussi, vogliamo fermarli".

"La migrazione illegale è una grave minaccia alla sicurezza in Europa, crea le condizioni perché le organizzazione terroristiche arrivino in Europa", insiste parlando al quotidiano economico.

Perché, pur in totale disaccordo, siete decisi a restare nella Ue? "L'Ungheria - risponde - può essere forte solo dentro un'Unione europea più forte. Noi però rifiutiamo la proposta federalista degli Stati uniti d'Europa, siamo invece per un approccio sovranista, per una cooperazione tra Nazioni che non dia a Bruxelles più poteri di quanti già ha oggi. Non accetteremo mai una maggiore integrazione in alcune materie per noi irrinunciabili come le politiche fiscali e le politiche sociali".

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