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La Catalogna pronta all'indipendenza: sì al 90%. Ma violenze sul voto: oltre 800 feriti

BARCELLONA. Il 'si' ha ottenuto il 90% dei voti al referendum sull'indipendenza catalano, secondo i dati quasi definitivi resi pubblici dal portavoce del governo catalano Jordi Turull. Al voto hanno partecipato 2,2 milioni di elettori, sui 5,3 chiamati alle urne. Il 'no' ha ottenuto il 7,8%.

Turull ha detto che mancano ancora circa 15mila schede da scrutinare. Il portavoce ha aggiunto che 400 seggi, corrispondenti a 770 mila elettori, sono stati chiusi dalla polizia spagnola, che in molti casi ha sequestrato le urne. Il presidente Carles Puigdemont ha annunciato che trasmetterà i risultati del voto al parlamento nei prossimi giorni perchè prenda decisioni in base alla legge del referendum. La normativa approvata in agosto, e sospesa dalla corte costituzionale spagnola, prevede fra l'altro che l'assemblea possa dichiarare l'indipendenza della Catalogna dopo 48 ore.

Un'ondata di violenza a senso unico ha attraversato la Catalogna, nel giorno che doveva essere nelle intenzioni del governo di Barcellona quello di una "gioiosa" celebrazione elettorale. E' stata invece una giornata da incubo, con centinaia di feriti. La polizia spagnola è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano. Ma la mossa di Madrid non ha fermato il voto.

Il presidente Carles Puigdemont ha annunciato che "i cittadini catalani si sono guadagnati il diritto ad uno Stato indipendente". Nei prossimi giorni, ha detto, trasmetterà i risultati al Parlamento catalano che, nel giro di 48 ore, potrebbe proclamare l'indipendenza secondo la Legge sul Referendum approvata in agosto e sospesa dalla Corte costituzionale spagnola. Il 'president' ha poi lanciato un appello all'Europa perché cessi di ignorare la crisi catalana e "le violazioni dei diritti umani" di cui si è resa responsabile la Spagna. Malgrado la polizia spagnola abbia sequestrato molte urne e tagliato i collegamenti internet, la maggior parte degli oltre 6mila seggi dove oggi erano chiamati al voto 5,3 milioni di catalani ha aperto comunque.

E migliaia di persone hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi, tanto che il 'govern' prevede "milioni di voti". Le cariche degli agenti anti-sommossa, che hanno usato contro civili riuniti pacificamente a difesa dei seggi manganelli, pallottole di gomma e lacrimogeni, hanno provocato oltre 844 feriti. Alcuni, secondo il governo catalano, gravi. Le immagini della violenza degli agenti spagnoli, dei volti insanguinati dei civili, di anziani colpiti dai manganelli, hanno fatto il giro del mondo provocando incredulità e condanne.

La violenza della reazione spagnola ha sorpreso perfino i dirigenti catalani, impegnati da mesi in un durissimo braccio di ferro con Madrid. "E' una vergogna che accompagnerà per sempre l'immagine dello Stato spagnolo", ha tuonato Puigdemont. "Dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato", ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciando di portare Madrid "davanti ai tribunali internazionali".

"Oggi la Spagna ha perso la Catalogna", ha sentenziato l'ex presidente Artur Mas. Madrid ha definito invece "esemplare" l'operato della polizia: "Hanno agito in forma professionale e proporzionale", ha detto la vicepremier Soraya de Santamaria. "Non c'è stato alcun referendum", ha seccamente negato in serata in diretta tv il premier Mariano Rajoy, "la maggioranza dei catalani non ha partecipato" e quella che si è consumata oggi è stata "una sceneggiata".

La giornata era iniziata in una calma relativa. Migliaia di cittadini avevano passato la notte nei seggi per evitare fossero chiusi dalla polizia. La polizia catalana dei Mossos d'Esquadra è passata nei seggi, ha steso verbali ma non ha cercato di chiuderli con la forza, come ordinava la procura spagnola. Alle 9 sono entrati in azione i 10mila agenti spagnoli inviati in Catalogna nelle ultime settimane, in tenuta anti-sommossa. Uno dei primi seggi presi d'assalto è stato quello di San Julia de Rumi, a Girona, dove doveva votare Puigdemont. Decine di agenti della Guardia Civil hanno attaccato il seggio come se fosse un fortino nemico, hanno sfondato la porta e sono piombati all'interno in cerca delle urne.

La stessa scena si è ripetuta in 319 altri seggi. La popolazione ha reagito pacificamente con forme di resistenza passiva. A Barcellona ci sono state numerose cariche, la polizia spagnola ha usato contro la folla anche proiettili di gomma. I villaggi della Catalogna profonda non sono stati risparmiati. Ad Aguaviva, vicino a Girona, hanno caricato a manganellate decine di persone sedute per terra per difendere il seggio, fra cui molti anziani, usando anche i lacrimogeni. A Barcellona le immagini diffuse da Tv3 hanno mostrato scene di grande violenza, una donna buttata nelle scale, un'anziana con il volto coperto di sangue.

"La cosa che più mi ha fatto male è stato lo sguardo di odio di quei poliziotti", ha raccontato una donna. Un uomo è stato operato dopo essere stato colpito all'occhio da un proiettile di gomma. Un altro è grave a Lleida dopo che un assalto della polizia gli ha provocato un infarto. Ci sono stati anche momenti di grande tensione fra agenti spagnoli e i Mossos catalani, che hanno cercato di fare da scudo alla popolazione. A Barcellona la Guardia Civil ha anche manganellato diversi pompieri catalani che si erano schierati a difesa di un seggio. Da domani qualcuno dovrebbe tentare di avviare un dialogo politico fra Madrid e Barcellona. Ma dopo la giornata di ieri, non sarà facile. E già martedì è stato convocato in Catalogna uno sciopero generale per denunciare "la repressione" spagnola.

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