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Voto in Germania: la Merkel vince ma perde consensi, volano i populisti

BERLINO. "Non ci gireremo attorno, avremmo voluto naturalmente un risultato migliore. Siamo però la forza maggiore del Paese, e contro di noi non può essere formato alcun governo". Angela Merkel non nasconde una certa delusione per l'esito delle elezioni in Germania. La cancelliera vince, ma prende una batosta. Volano i populisti di Afd. Crolla l'Spd. E i liberali tornano in Parlamento.

In particolare, l'Afd avrà 87 seggi in Parlamento, la Cdu-Csu la maggioranza dei seggi, e cioè 220, e i socialdemocratici 137. Rispetto al 2013, la Cdu ha visto un calo dell'8,2%, l'Spd ha segnato un -4,9, Afd vede un +8,5%, Fdp +5,3%, Verdi +0,8% e Linke +0,3%.

L'incubo della stragrande maggioranza dei tedeschi e' diventato realtà: il partito della destra radicale populista Alternative fuer Deutschland entra in Parlamento col 13,2% (stando alle proiezioni delle 19), e porta a casa 87 seggi. Non solo: si afferma come il terzo partito.

I candidati che hanno ottenuto questo risultato sono un fuoriuscito della Cdu, Alexander Gauland, e una economista dal tratto molto professionale, Alice Weidel, che ha richiamato subito l'attenzione per essere lesbica e sposata con una cingalese, (pur guidando un partito che alimenta la xenofobia). "Ce l'abbiamo fatta. Siamo nel parlamento tedesco, e ora cambieremo il Paese", ha affermato Gauland. "Combatteremo contro Merkel o chiunque sarà alla guida del governo".

Più sfumata Weidel che ha assicurato, "faremo un'opposizione costruttiva". Alle elezioni del 2013 si erano fermati fuori dalla porta per un soffio, con il 4,7% (lo sbarramento è al 5). Ma la corsa era ripresa subito dopo, con le europee del 2014 dove si erano attestati al 7,1%, e poi con la grande volata del 2016, dove dopo l'emergenza profughi e la "wilkommen Politik" della cancelliera - che ne ha accolti 1 milione nel 2015 - si erano affermati in Baden-Wuerttemberg e in Sassonia-Anhalt, con percentuali sorprendenti, il 15,1% e il 24,3%.

Per un partito fondato da professori universitari, in contrapposizione alla politica monetaria della Bce a guida Draghi, un successo di tutto rispetto. Ma l'Afd delle origini è molto diversa da quella di oggi. Sul tappeto il tema non è più solo la politica monetaria che "erode il risparmio", ma la contrapposizione netta all'islam. Che ha trovato sponda nel controverso movimento di Pegida, sceso in piazza per mesi negli anni scorsi, ogni lunedì, contro la islamizzazione dell'Europa.

Spingendo sulla sicurezza, il partito chiede una politica molto più severa sui migranti di quanto abbia fatto Merkel, e su questo la attacca, fino a minacciare di denunciarla. Sull'islam sono drastici: "La maggioranza dei musulmani che risiede nel nostro paese farebbe spazio alla sharia, sostituendo l'ordinamento tedesco", secondo il loro co-portavoce federale Joerg Meuthen. Sui migranti vorrebbero cambiare perfino la convenzione europea sui diritti dell'uomo. E per far fronte al clima generale di insicurezza, propongono una graduale centralizzazione della polizia. In campagna elettorale Gauland ha rivendicato "il diritto ad essere orgogliosi dei soldati della seconda guerra mondiale", e ha affermato che una viceministra di origine turca andrebbe "smaltita" in Anatolia. Le sue parole hanno sollevato un mare di critiche.

Ma i rappresentanti dell'Afd non vogliono passare per estremisti di destra: "Sosteniamo le tesi sostenute in passato da Merkel e dalla Cdu-Csu", afferma la vice Beatrix von Storch. "Siamo distanti da ogni forma di nazismo", ribadisce Meuthen. Il sociologo Holger Lengfeld dell'università di Lipsia, offre una chiave di lettura per capire chi rappresenti il partito: "la quota di estremisti presenti nella società tedesca è troppo bassa per spiegare il consenso di Afd", ha detto a Der Spiegel. "Non è la posizione economica oggettiva, che porta le persone nell'Afd, quanto il sentimento di essere trascurati dal punto di vista culturale". È una parte di popolazione "che respinge profondamente i cambiamenti culturali degli anni passati". Apertura al mondo, multiculturalismo, cosmopolitismo.

La domanda che si pone subito dopo il voto di oggi è: quale sarà la coalizione che governerà la Germania, nei prossimi 4 anni? La risposta è molto meno articolata del previsto. Se si esclude una coalizione di minoranza, cosa che Angela Merkel ha subito messo in chiaro, affermando che nessun governo sarà costruito contro la Cdu, ne restano soltanto due.

Grosse Koalition: è la coalizione (uscente) fra i partiti principali, Unione (Cdu-Csu) e Spd. I numeri ci sono, col 33% dell'unione e il 20% dei Socialdemocratici la squadra avrebbe ancora la maggioranza. Angela Merkel non l'ha affatto esclusa, ma è stato Martin Schulz a farlo, annunciandosi subito all'opposizione. I socialdemocratici (che hanno governato con Merkel nel 2005 e nel 2013) attribuiscono alla forza della cancelliera lo smarrimento del loro partito. E una riedizione di questa squadra è molto mal vista dalla base.

Giamaica: di una coalizione fra Unione Liberali e Verdi si parla molto da settimane a Berlino. Alla fine in questa squadra i partiti sarebbero quattro, se si conta anche la Csu bavarese, partito gemello della Cdu. Si tratterebbe di una costellazione abbastanza complicata, che dovrebbe far convivere gli ecologisti e i partiti più conservatori. Un punto di scontro è ad esempio l'obiettivo dei Verdi di Cem Oezdemir e Catrin Goering-Eckardt di uscire dal motore a combustibile entro il 2025. Meta che Csu e Fdp non condividono, pur appoggiando gli obiettivi dell'accordo del clima di Parigi. Molti sono stati gli appelli a una squadra del genere in questi giorni. Un aspetto positivo di questa squadra è che se i socialdemocratici andassero davvero all'opposizione, Afd non ne risulterebbe la leader. Con i dati emersi dalle urne sono escluse invece la coalizione nero-gialla, la nero-verde, il semaforo e la rosso-rosso-verde.

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