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Germania, è morto l’ex cancelliere Kohl: fu l'artefice della riunificazione

Helmut Kohl

LUDWIGSHAFEN. Chi lo ha conosciuto bene racconta che il tratto bonario, perfino rustico, della sua Renania fu uno degli ingredienti del suo capolavoro politico: la riunificazione tedesca. Un evento che fa di Helmut Kohl, l’ex cancelliere della Cdu, morto stamattina a 87 anni nella sua casa di Ludwigshafen, un «gigante» della storia europea e occidentale. Determinante fu quella capacità, coltivata col boccale di birra in mano e onorando una stazza di 1,93 di altezza con cibo abbondante e passione per il burro (pare che lo mangiasse a pezzi), di tessere relazioni.

Di più, erano amicizie - con i partner dell’epoca Mitterand, Bush, Gorbaciov - che risultarono di vitale importanza per la Germania, rilanciandone le sorti, dopo decenni di drammatica divisione in est e ovest. Senza di lui, ha ricordato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker stasera, "l'euro non ci sarebbe stato». Fu Kohl infatti a rinunciare, per i connazionali che non erano d’accordo, alla forza del marco tedesco: unica bandiera in cui si riconosceva lo sfiduciato popolo di allora. E lo fece proprio per ottenere in cambio il via libera alla realizzazione della Germania unita: una missione quasi impossibile, dopo due guerre mondiali scatenate da Berlino. A lui si devono quindi le parabole della locomotiva europea, che oggi traina e irrita gli alleati, e dell’Ue (fu l'artefice con Parigi dei trattati di Maastricht). E a lui si riconducono spesso pregi e difetti di queste «creature».

La morte del cancelliere più longevo del dopoguerra (16 anni dall’ottobre 1982 all’ottobre dei 1998), che fu leader dei cristiano democratici per 25 anni, dal '73 al '98, arriva dopo le molte sofferenze provocate dagli esiti di una caduta che lo ha sottratto al dibattito politico del paese, al quale partecipava ormai solo di rado, per bocca della (discussa) seconda moglie.

Oggi tutti hanno «chinato il capo» - a partire da Angela Merkel, l’ex pupilla che lo «pugnalò» scaricandolo, quando esplose lo scandalo dei fondi pubblici della Cdu, e si prese il partito - di fronte alla memoria di questo «grande tedesco e grande europeo». «Una fortuna per la Germania», lo ha definito la cancelliera, che ha anche ammesso, una volta per tutte, pubblicamente: «Ha cambiato la mia vita in modo decisivo e gli sono grata». Nei messaggi arrivati alla famiglia - Kohl lascia la seconda moglie Maike Kohl-Richter, di 34 anni più giovane, e due figli della prima moglie, Hannelore, che morì suicida nel 2001 - si coglie il riflesso del valore dell’opera e delle sue intense relazioni con gli altri paesi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha salutato «il grandissimo europeo» cui «si deve l’amicizia franco-tedesca». Resta nella memoria di questa storia la foto in cui Kohl e Mitterand si tenevano mano nella mano.

Il premier israeliano Netanyahu ha ricordato «uno dei più grandi amici di Israele». L’ex presidente degli Usa Bill Clinton ha affermato: «E' stato chiamato a rispondere a una delle questioni più monumentali del suo tempo. Rispondendo nel modo giusto ha reso possibile la riunificazione di una Germania forte e prospera, e la creazione dell’Unione europea». Per Jacques Delors, «un cittadino dell’Europa ci ha lasciato. Gli europei devono inchinarsi davanti all’uomo Helmut Kohl e alla sua azione». Per Romano Prodi «abbiamo perso un gigante della politica, un gigante dell’Europa unita», «un riferimento di straordinaria grandezza», con cui ha «condiviso la volontà di un’Europa unita che consentisse a tutte le nazioni di vivere in pace con obiettivi comuni». Mentre il presidente Mattarella ha sottolineato «pragmatismo e capacità di visione» coi quali affrontò in modo lungimirante «anni caratterizzati da mutamenti profondi ed epocali».

Anche Kohl si era espresso sulla sua opera politica: parlava della riunificazione tedesca come della «realizzazione di un sogno».

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