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Siria, bava alla bocca e difficoltà a respirare: i terribili danni dei raid chimici

BEIRUT. Sono saliti a 86 i morti per l'attacco di ieri nella provincia di Idlib, in cui sarebbero state utilizzate armi chimiche. Lo ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i diritti umani, aggiungendo che tra le vittime ci sono 30 bambini e 20 donne.

E' pressoché deserta Khan Sheikhun, la località siriana colpita martedì mattina da un attacco chimico da più parti attribuito al governo siriano.

Testimoni oculari raccontano del "terrore degli abitanti della zona per altri possibili attacchi del regime, con gas tossici o armi convenzionali". Nella zona si sono celebrati i funerali delle persone morte nelle ultime ore. "Abbiamo una lista completa di nomi e cognomi ed età di 74 uccisi. Ma il bilancio può aggravarsi e superare i 100 uccisi", afferma parlando con l'Ansa il dottor Ahmad Dbays, uno dei medici che ha soccorso ai feriti nell'area di Bab al Hawa. "Tra i 25 minori ci sono numerosi bambini, anche neonati. E le donne erano quasi tutte madri".

Il dottor Dbays conferma quanto già affermato da Medici senza frontiere (Msf), circa il probabile uso di gas Sarin: "I sintomi riscontrati da me e da altri medici fanno pensare al Sarin ma non abbiamo la certezza piena". Per Msf le vittime dell'attacco sono state esposte ad almeno due agenti chimici, il Sarin e il cloro.

Il dottor Dbays ha precisato che tra i feriti, alcuni gravi, ci sono una decina di soccorritori esposti alla sostanza tossica, smentendo di fatto le affermazioni di chi sostiene - come il rappresentante russi al Consiglio di sicurezza dell'Onu - che si tratta di una "montatura" perché dalle immagini i soccorritori non sembrano patire i sintomi di una contaminazione chimica.

Altri testimoni dell'accaduto ribadiscono che i primi soccorritori arrivati sul luogo dell'attacco sono "rimasti intossicati e ricoverati". Sul terreno, all'indomani del massacro di Khan Sheikhun, l'aviazione governativa siriana ha continuato a colpire, con armi convenzionali, la zona di Idlib, e altre aree fuori dal controllo del regime a Damasco, a Homs e nel sud del paese.

Solo a Sabqa, a est della capitale, si registrano 18 uccisi, tra cui 9 minori. Da Damasco, il viceministro degli esteri Faysal Miqdad, ha accusato esplicitamente la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e l'Arabia Saudita di essere responsabili dell'attacco di ieri, condotto - secondo Miqdad - dai qaidisti siriani, sostenuti - ha detto - da Parigi, Londra, Riad e Ankara.

Le opposizioni siriane in esilio hanno risposto per bocca di Abdel Hakim Bashar, vicepresidente della principale piattaforma di oppositori sostenuti, tra gli altri, da Usa, Turchia, Francia e Gran Bretagna: "(il presidente siriano) Bashar al Assad deve essere condotto di fronte a un tribunale internazionale con l'accusa di aver commesso crimini di guerra e pulizia etnica, crimini simili a quelli commessi in Bosnia", ha detto Bashar.

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