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Iran, ricercatore scomparso da 9 mesi. La moglie: condannato a morte

Ahmadreza Djalali, il ricercatore iraniano scomparso (Foto Corriere.it)

ROMA. Di lui non si hanno più notizie da nove mesi. Da quel 24 aprile in cui venne arrestato e rinchiuso nella prigione di Evin con l'accusa di essere una spia. Adesso arriva la notizia della sua presunta condanna a morte.

La Regione Piemonte si mobilita per Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni che, secondo quanto riferito dalla moglie al Corriere della Sera, è stato condannato a morte dal Tribunale della Rivoluzione perchè accusato di essere una spia.

«Chiediamo l'immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione, sollecitando il Governo e l'Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane», è la richiesta dell'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta.

Il ricercatore infatti ha vissuto per anni in Italia, precisamente a Novara dal 2012 al 2015, dove è stato assegnato al «Centro di ricerca interdipartimentale in medicina dei disastri» (Crimedim). Ma non ha mai perso i contatti con l'Iran, dove si recava ogni sei mesi per tenere workshop universitari.

A temere adesso per la sua sorta è la moglie che, dopo mesi di silenzio, ha deciso di raccontare la sua storia. Vida Mehrannia in un'intervista al Corriere spiega di aver ricevuto una sua telefonata in cui Ahmad le ha detto che sarà giustiziato con l’accusa di collaborazione con Paesi nemici. "Pensano che sia una spia. Ma è solo un ricercatore", dice.

Inizialmente si pensava a un grave incidente, poi però la verità è venuta fuori. Djalali era stato rinchiuso, senza processo, nella prigione di Evin, in isolamento e senza avvocato.

"Per tre mesi — racconta la moglie — è stato tenuto in isolamento assoluto. Poi è stato spostato nel Reparto 7, con gli altri prigionieri e per la prima volta gli hanno permesso di avere un avvocato che però non ha accesso al suo file e non può parlarci del caso perché è di sicurezza nazionale".

Infine, tre giorni fa lo hanno riportato nel Reparto 209 e qui, secondo la moglie, gli è stato confermato dal giudice che verrà impiccato dopo il processo che si terrà tra un paio di settimane.

Adesso a lanciare un appello sono anche i colleghi italiani e svedesi che non credono affatto che Djalali sia una spia. I colleghi fanno appello ai governi di Italia e Svezia, e all’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini.

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