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Germania, Gabriel si ritira: sarà sfida tra Schulz e Merkel

Martin Shulz, presidente del Parlamento europeo

BERLINO. Alla fine sarà davvero lui a sfidare Angela Merkel: l'ex presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, appena rientrato a casa. Aveva annunciato di non voler fare questo passo. Ma è lui ad avere «più chance di farcela», secondo Sigmar Gabriel, che con una mossa clamorosa gli ha passato il testimone, cedendogli anche la presidenza del partito.

«Farò il meglio per il mio Paese - ha detto in serata Schulz comparendo davanti alla stampa, affiancato dall'amico vicecancelliere -. C'è grande insicurezza. Servono coraggio e fiducia. Questo vogliamo trasmettere alla popolazione». Ha parlato da tedesco, ma soprattutto, subito, da europeista: «Sono venuto qui a Berlino nella ferma convinzione che un'Europa che funziona sia presupposto indispensabile per la pace e il benessere. Con me non ci sarà il tiro al bersaglio contro l'Ue. E ai populisti dico: combatteremo per la socialdemocrazia e la nostra società aperta».

La svolta dei socialdemocratici tedeschi - che aspetta la piena approvazione domenica prossima da parte dei vertici del partito - era obbligatoria, eppure le modalità hanno spiazzato tutti: Gabriel ha rinunciato alla corsa da cancelliere lasciando, coerentemente, la presidenza dell'Spd e indicando il successore. E questo a poche ore da un vertice di partito che, nelle aspettative generali, avrebbe dovuto ufficializzare proprio il suo nome, per una partita data già per persa con la leader della Cdu. Invece. Due ore prima di un summit della dirigenza dell'Spd, e pochi minuti prima di una riunione del gruppo parlamentare, la Bild ha anticipato la copertina del magazine Stern con la sua foto: «Le dimissioni».

C'è dentro un'intervista in cui il vicecancelliere spiega di non voler diventare cancelliere. Anche affidare la decisione a un settimanale ha un significato preciso: è una scelta maturata da tempo (comunicata già sabato a Schulz, si è saputo poi), che non può leggersi come il risultato delle pressioni dell'ultima ora. «Se ora mi presento fallisco io e con me l'Spd. Martin Schulz ha più chance alle elezioni», ha spiegato Gabriel. E ai colleghi deputati ha aggiunto: «Ne va dell'esistenza dell'Spd, se non avremo un buon risultato nel 2017, nel 2021 andrà anche peggio».

L'amico Schulz, 61 anni, due mandati da presidente dell'europarlamento alle spalle, per 22 anni europarlamentare e un'esperienza decennale di sindaco del piccolo centro di Wuerselen, nella politica federale è praticamente un novizio, una «pagina non scritta». Ed è proprio questo il suo punto di forza: con il suo profilo di politico europeo può segnare una netta discontinuità rispetto al vicecancelliere della Grosse Koalition, che ha governato con Merkel negli anni della austerità.

Da settimane Gabriel preparava la sua mossa, con una improvvisa virata proprio sulle politiche europee: dalle pagine di Der Spiegel ha attaccato la strategia del duo Merkel-Schaeuble in Europa. Parole tardive, poco credibili da chi proprio con questa Cdu ultrarigorista ha governato.

Toccherà a Schulz adesso segnare la svolta anche per l'Ue e rilanciare il profilo del partito, che nei sondaggi viene mortificato con un 21% dei consensi. L'Unione, pure in sofferenza per le politiche sui profughi, appare irraggiungibile attorno al 37%. Schulz è più amato di Gabriel in Germania, e qualcuno vaticina che potrebbe anche farcela.

Con lui non si esclude un'alleanza con la sinistra della Linke e con i Verdi, e i tempi della grande coalizione potrebbero essere finiti. Ma Gabriel ha davvero decretato la sua fine? Per ora andrà a fare il ministro degli Esteri al posto di Frank-Walter Steinmeier, candidato presidente. A marzo diventerà padre per la seconda volta. E c'è chi non esclude un calcolo di lungo periodo: se Schulz fallisse, azzarda un analista, potrebbe anche tentare la prossima volta.

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