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Trump al telefono con Obama, il neo presidente: 8 mila posti di lavoro

Donald Trump e Barack Obama

NEW YORK. Donald Trump parla con Barack Obama. Dopo averlo criticato più volte negli ultimi giorni su Twitter, il presidente eletto e quello in carica si sentono telefonicamente, in quella che Trump descrive come una «buona conversazione».

Uno scambio che arriva in una giornata calda, con l'attacco di John Kerry al premier israeliano Benjamin Netanyahu, preceduta da una serie di tweet "infuocati" di Trump a favore di Israele e lo stesso Obama, accusato di «dichiarazioni provocatorie», rendendo la transizione non facile come previsto. Parole dure, sulla quali poi Trump cambia idea, definendo la transizione «senza problemi».

Il colloquio con il presidente è centrato proprio su questa, per assicurare che sia «efficace», afferma la Casa Bianca. Apparendo brevemente di fronte ai giornalisti a Mar-a-Lago, Trump coglie anche l'occasione per tornare a criticare l'Onu e per "celebrarsi", annunciando il ritorno negli Stati Uniti di 5.000 posti di lavoro da parte di Sprint e la creazione di 3.000 nuovi posti da parte di OneWeb.

Per Trump si tratta di una prima importante conquista, dopo essersi impegnato in campagna elettorale a creare milioni di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. Nelle ultime su Twitter Trump ha messo l'accento ai progressi compiuti dall'economia da quando è stato nominato, citando il rally delle Borse, le spese natalizie record e il balzo della fiducia dei consumatori.

«L'indice di fiducia dei consumatori è salito a dicembre di quasi quattro punti a 113,7, il livello più alto da oltre 15 anni. Grazie Donald», ha twittato Trump nelle ultime ore. Poi per rafforzare la "sua" tesi ha ritwittato un articolo pubblicato su Politico dal titolo «Gli economisti ritengono che Trump porti speranza».

Dalla sua elezione, Wall Street si è lanciata in un lungo rally, con i listini americani che hanno aggiornato più volte i loro record storici e il Dow Jones, che vola verso la soglia psicologia dei 20.000 punti. Una corsa con la quale i "paperoni" del mondo si sono arricchiti di 237 miliardi di dollari.

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