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Cuba dice addio a Fidel Castro, tra dittatura e rivoluzione: il mondo diviso sul comandante

Una delle ultime immagini di Fidel Castro (aprile 2016)

L'AVANA. All'Avana, il primo giorno senza Fidel scorre senza grandi cambiamenti nel ritmo di quello che potrebbe essere un sabato qualsiasi nella capitale cubana. C'è il sole, la temperatura è gradevole. Come capita spesso, in tanti fin dal mattino presto si avvicinano al 'Malecon', il bellissimo lungomare dove i cubani si riversano per stare in compagnia, chiacchierare, bere un bicchiere seduti sul muretto o semplicemente guardare il mare. Ma non è un giorno come un altro: è il primo giorno dopo quasi 60 anni senza Fidel.

C'è chi parla e dice quello che pensa, tra nostalgia e silenzi, e c'è chi fila dritto senza fermarsi un attimo. "Devo dire la verità? Sono triste, quando anni fa si ammalò mi successe lo stesso, ma in quel momento lui c'era", dice al cronista dell'Ansa Sara Orteaga, 73 anni. "Ricordo benissimo la prima volta che l'ho visto da giovane qui all'Avana", aggiunge.

Il panorama della città è già cambiato. Fin dal primo mattino erano infatti evidenti i preparativi per allestire e organizzare l'omaggio in programma lunedì e martedì a Fidel nella Plaza da parte degli 'habaneros'. Le autorità hanno invitato i cubani a recarsi in quei due giorni nella Plaza per firmare un impegno con le idee difese dal 'lider maximo'.

Da qualche giorno si trova in città Placido Domingo, che doveva andare in scena proprio oggi presso il teatro 'Alicia Alonso'. Non se ne fa niente, il concerto del celebre tenore spagnolo è stato cancellato. C'è il lutto nazionale e le bandiere sono a mezz'asta: è morto Fidel, e non è un giorno come un altro.

La morte di Castro domina sulle prime pagine dei principali quotidiani internazionali e dei siti con una serie di approfondimenti, analisi e una carrellata delle foto più significative del leader maximo nei quasi 60 anni in cui ha guidato l'isola di Cuba.

'Fidel Castro, il rivoluzionario cubano che sfidò gli Usa, muore a 90 anni', è il tiolo del NEW YORK TIMES che dedica ampi servizi al 'comandante'. Il WASHINGTON POST, dopo aver definito Castro un 'dittatore', mette in primo piano le preoccupazioni per ciò che accadrà a Cuba dopo la morte del 'lider maximo'. Il quotidiano britannico 'THE GUARDIAN' punta alle manifestazioni previste all'Avana e Santiago per onorare l'ex presidente cubano.

'Fidel Castro è morto, si volta una pagina del XX secolo' è il titolo de LE FIGARO mentre una foto di due candele e il sigaro cubano accompagnano la pagina di apertura de LE MONDE: 'Commozione mondiale dopo la morte di Castro. 'Fidel Castro muore, il castrismo continue' titola EL MUNDO, 'Muore Fidel Castro, simbolo del sogno rivoluzionarie', scrive EL PAIS, sottolineando che ora con la morte dell'ultimo combattente, è il momento decisivo per la democrazia a Cuba.

'Dolore e gioia per la morte di Castro', scrive la CNN in riferimento alle manifestazioni di felicità per la sua morte a Miami e alla commozione dei cubani all'Avana, mentre la BBC titola 'Cuba piange il leader rivoluzionario Castro’.

Il mondo si divide sulla figura di Fidel Castro: fra chi lo vede come il comandante rivoluzionario che si oppose agli Stati Uniti per la libertà del suo popolo e chi, al contrario, lo ritiene un dittatore, autore di repressioni, arresti dei suoi oppositori e violazioni dei diritti umani.

Gli anticastristi di Miami ieri, al diffondersi della notizia della morte di Fidel, sono scesi in strada per festeggiare e dare sfogo a quel grido di libertà che per decenni e per generazioni erano venuti ad urlare dall'altro lato della Storia, negli Stati Uniti. Così le strade si sono riempite subito e sono rimaste stracolme per tutto il giorno, come percorse da quel fiume di speranza contro una dittatura denunciata per decenni. «È morto un tiranno e finalmente può cominciare una nuova era. Dobbiamo cogliere il momento e aiutare a scrivere un nuovo capitolo della storia di Cuba, una Cuba libera, democratica e prospera», dice la deputata della Florida Ileana Ros Lehtinen sintetizzando l'auspicio di tanti.

Per le strade di Little Havana, a Miami, molti i cori e gli slogan contro «il dittatore» e Calle Ocho è invasa dalle auto e dal frastuono di clacson, in un'ovazione collettiva che risuona in tutto il Paese e arriva fino a Washington, il cuore della politica americana che si prepara ad un passaggio di consegne ad una nuova amministrazione cui gli anticastristi vogliono far arrivare la loro voce forte e chiara nel celebrare questo momento simbolico al grido di «Libertad! Libertad!, Libertad!».

Non manca tuttavia chi pensa, pur nella gioia per la scomparsa dell'uomo considerato simbolo della sofferenza di molti, che il cambiamento a Cuba non è scontato, non fino a quando quel nome 'Castrò continuerà a scrivere la storia dell'isola.

La notizia della morte di Fidel Castro piomba su una Washington al bivio, sospesa nel rito della transizione, e accende i riflettori su una delle maggiori incognite del passaggio alla Casa Bianca. Tra Barack Obama che ha voluto iniziare un nuovo capitolo delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba puntando con forza su un disgelo motivato dalla necessità di guardare al futuro pur nella consapevolezza di un passato ingombrante e non del tutto risolto. E Donald Trump, che da quella scelta e quel processo diplomatico (ancora in corso) nella sua cavalcata elettorale ha preso le distanze a intermittenza o a metà, dicendosi favorevole alla normalizzazione ma non quella di Obama che è di una parte sola, e promettendo cambiamenti senza mai però delineare davvero la sua alternativa. Oggi il presidente eletto ha inneggiato alla scomparsa del simbolo e attaccato il «dittatore brutale».

La prima reazione è stato un tweet che sembrava uno slogan «Fidel Castro è morto!». Poi sono arrivati gli auspici: «Se Cuba rimane un'isola totalitaria, è nelle mie speranze che la giornata di oggi segni il suo distacco dagli orrori sopportati troppo a lungo verso un futuro in cui il magnifico popolo cubano viva finalmente nella libertà che merita».

Quindi l'impegno: «Le tragedie, le morti e il dolore causati da Fidel Castro non possono essere cancellati, ma la nostra amministrazione farà tutto il possibile per garantire al popolo cubano che possa finalmente cominciare il suo cammino verso la prosperità e la libertà». Infine la promessa da mantenere: «Mi unisco ai molti cubano-americani che tanto mi hanno sostenuto nella campagna presidenziale».

Il tono del presidente eletto suona per ora infatti principalmente come una risposta alle condoglianze di Obama, che lascia alla Storia il giudizio su Fidel Castro e sull' «enorme impatto di questa singolare figura sulla gente e sul mondo attorno a lui». Il presidente uscente ha rinnovato il suo impegno di amicizia con il popolo cubano non mancando tuttavia di rivendicare il lavoro fatto: «Durante la mia presidenza, abbiamo lavorato duro per lasciarci il passato alle spalle, tendendo a un futuro in cui le relazioni tra i nostri due Paesi siano definite non dalle nostre differenze ma da quanto condividiamo da vicini e amici - legami familiari, cultura, commercio e umanità comune. Questo impegno include il contributo dei cubani-americani, che tanto hanno fatto per il nostro Paese e che tengono profondamente ai loro cari a Cuba».

 

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