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Caso email, Fbi: Clinton non è incriminata

NEW YORK. Scatto Hillary Clinton a 48 ore dal voto per la Casa Bianca. Tutti i sondaggi di questo weekend che precede l'Election Day vedono la candidata democratica accelerare verso il traguardo e in vantaggio nello sprint finale.

Con l'impetuosa rimonta di Donald Trump che sembra aver esaurito la sua spinta. Ma la vera bomba alla vigilia del voto e' la nuova lettera del numero uno dell'Fbi, James Comey, al Congresso. Una lettera in cui certifica, senza giri di parole, che l'indagine sulle email di Hillary Clinton e' chiusa.

Tutte sono state esaminate, senza che sia stata trovata traccia di illeciti. Per questo - scrive Comey - non ci sara' nessuna richiesta di incriminazione dell'ex segretario di stato. "Valgono le stesse conclusioni del luglio scorso", afferma, quando l'Fbi bacchettò Clinton per la disinvolta e imprudente gestione del suo account privato di posta elettronica ma non riscontrò reati.

Un colpo durissimo per Trump, forse quello del ko. Mentre la candidata democratica, dopo la 'sorpresa d'ottobre' che l'aveva fatta precipitare nei sondaggi, tira un enorme sospiro di sollievo. Si dice soddisfatta e ora guarda con grande ottimismo a domani. Anche perche' nelle ultime ore a spingere la candidata democratica ci sono soprattutto gli elettori ispanici, che hanno approfittato del fine settimana per recarsi in massa alle urne per il voto anticipato.

"E' un sistema truccato. E Hillary Clinton è protetta": questa la prima reazione di Donald Trump. Una vera e propria ovazione a Clevaland, in Ohio, ha accolto invece Hillary Clinton, salita sul palco pochi minuti dopo la breaking news sull'Fbi che ha chiuso ogni indagine sulle sue email. Al fianco dell'idolo locale, la star della Nba LeBron James, la candidata non ha commentato la notizia ma il suo viso esprimeva tutta la gioia e il sollievo dopo i giorni della bufera.

Con i dati sull'affluenza in stati chiave come la Florida o il Nevada che fanno sorridere la campagna della Clinton. Anche se finora non si è registrato il boom del 2008 quando in gara c'era Barack Obama. Ma cio' che ai democratici importa è che all'ultimo miglio della sua corsa Trump rischia di pagare cara la linea del pugno duro contro l'immigrazione, quella del muro con il Messico e della stretta sugli ingressi.

Col Washington Post che definisce la candidatura del miliardario newyorchese "un assoluto disastro demografico" per il partito repubblicano, che negli ultimi anni aveva tentato come non mai di corteggiare il blocco degli elettori latinos. Blocco divenuto sempre più decisivo negli Usa in chiave elettorale e che già era costato la sconfitta a Mitt Romney nel 2012.

Ma sono ancora una decina gli stati che i sondaggi danno in bilico, dove tra i due candidati ci sono meno di 5 punti di differenza, e in alcuni c'è ancora un testa a testa. E' qui che in queste ore si svolge una vera e propria caccia all'ultimo voto, dalla Florida all'Ohio, dalla Pennsylvania alla North Carolina.

Vincere uno di questi stati vuol dire acquisire una dote di grandi elettori che può rivelarsi determinante per raggiungere il 'magic number' dei 270 necessari per la conquista della presidenza. I dati delle ultime rilevazioni sono comunque una boccata d'ossigeno per Hillary Clinton: avanti di 5 punti per Abc/Washington Post (48% a 43%), di 4 punti per Nbc/Wall Street Journal (44% a 40%) e di 3 punti per Politico/Morning (45% a 42%).

Gli ultimi sondaggi sugli elettori latinos, poi, mostrano come di fatto oltre il 67% ha votato o voterà per Clinton, solo il 19% per Trump: sarebbe il minimo storico per un candidato repubblicano. George W.Bush nel 2004 vinse il 44% dei voti dei latinos, John McCain nel 2008 il 31%, Mitt Romney nel 2012 il 27%.

Ancora una volta, questa può essere davvero la chiave della eventuale vittoria della ex first lady. Intanto sui media si comincia a immaginare chi siederà nello Studio Ovale con Hillary Clinton. E ci si interroga su chi del suo staff personale debba o non debba entrare nelle segrete stanze. John Podesta, attualmente responsabile di Hillary for America, sembra avviato verso un posto di governo.

Per Jake Sullivan, direttore politico della campagna, si pensa a un ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale o di chief of the staff. E poi Michele Flournoy, in pole il Pentagono, e William Burns per il Dipartimento di stato. Mentre dubbi ci sono sul ruolo della fedelissima Huma Abedin, che insieme all'ex marito e' all'origine della bufera Fbi.

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