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Aleppo allo stremo sotto le bombe, le Ong: usate armi chimiche

Foto Ansa

BEIRUT. Ad Aleppo si continua a combattere, nonostante la tregua quotidiana di tre ore annunciata ieri dalla Russia. Gli scontri e i bombardamenti sono solo diminuiti di intensità durante la mattinata, mentre l'Onu ribadisce che l'iniziativa russa non è sufficiente. E torna anche ad aleggiare lo spettro delle armi chimiche, con le Nazioni Unite che stanno investigando le accuse rivolte alle forze governative di aver bombardato i quartieri ribelli con il cloro.

Fonti ospedaliere e della Difesa civile che opera nella parte orientale della città sotto il controllo degli insorti hanno affermato che nel tardo pomeriggio di ieri una donna e i suoi due figli di 4 e 10 anni sono morti soffocati da un gas, che si sospetta fosse appunto cloro, fuoriuscito da un barile bomba sganciato da un elicottero governativo sul quartiere di Zubdiya.

A parte le prevedibili smentite di responsabili militari siriani, la stessa Difesa civile ha detto di non poter confermare indipendentemente la natura del gas.  L'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha chiarito di non poter confermare l'episodio, aggiungendo che se fosse appurato l'utilizzo di cloro si tratterebbe di «un crimine di guerra».

Le accuse reciproche sull'uso di gas sono frequenti. Ieri, tra l'altro, Mosca ha affermato di avere distrutto una fabbrica di «munizioni chimiche» dell'Isis vicino a Raqqa in un raid di sei bombardieri strategici Tupolev-22M3 decollati dalla Russia. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha affermato che 30 persone sono rimaste uccise nei raid russi delle ultime 24 ore a Raqqa, di cui «non meno di 24 civili».

La Turchia, intanto, membro della Nato e da anni nemica di Mosca nella guerra in Siria, ha proposto alla Russia di collaborare nei bombardamenti contro l'Isis. Una conferma del tentativo di riavvicinamento avviato con l'incontro a San Pietroburgo due giorni fa tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello russo Vladimir Putin. Ma successivamente il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha rettificato il tiro chiarendo che la proposta è per un «coordinamento» sugli obiettivi da colpire, e non operazioni congiunte in cui «i jet turchi e russi volino insieme».

Ad Aleppo, 15 degli ultimi 35 medici rimasti nella zona della città in mano ai ribelli (per una popolazione di quasi 300.000 persone) hanno scritto una lettera aperta al presidente Usa Barack Obama, chiedendogli di intervenire per fermare i bombardamenti che prendono di mira anche ospedali e cliniche. Ma parlando con l'Ansa dalla parte occidentale della città sotto il controllo governativo, padre Ibrahim Al Sabbagh, parroco dei cattolici di rito latino, ha lamentato che la stampa non presta lo stesso interesse ad episodi analoghi di cui si rendono responsabili i ribelli.

«Nessuno - afferma il parroco cattolico - ha detto che tre giorni fa anche una clinica di Aleppo occidentale, quella delle suore di San Giuseppe dell'Apparizione, è stata bombardata e uno o due membri dello staff sono rimasti feriti».  Rami Abdurrahman, responsabile dell'Ondus, ha detto che i combattimenti sono continuati oggi nel sud-ovest della città, nel quartiere di Ramouseh, anche nelle ore - tra le 10 e le 13 - in cui le armi avrebbero dovuto tacere secondo i piani russi.

Padre Ibrahim ha confermato che durante la mattinata la situazione appariva «più calma di ieri», ma esplosioni si potevano sentire ancora in lontananza. «L'acqua corrente - ha aggiunto il parroco - è tornata ieri dopo giorni di interruzione, ma solo a tratti, magari funziona per un'ora, poi se ne va, poi torna ancora per dieci minuti. L'elettricità invece proprio non esiste».

De Mistura ha confermato che l'iniziativa russa non è sufficiente per portare aiuti umanitari ai civili, anche se ha aggiunto che Mosca si è mostrata disposta a discutere con l'Onu per «migliorarla». Ma il suo consigliere per gli affari umanitari, Jan Egeland, ha sottolineato che per rispondere ai bisogni della popolazione sarebbe necessaria una tregua di 48 ore ogni settimana.

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