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Strage di Nizza, indagini su 5 presunti fiancheggiatori

PARIGI. L'attacco di Nizza sembra essere premeditato «da diversi mesi», non pochi giorni come si pensava in precedenza, e l'attentatore ha avuto «sostegni e complicità». È la rivelazione shock della procura antiterrorismo di Parigi, Francois Molins, in una giornata resa infuocata dalle polemiche sulle importanti falle emerse nel dispositivo di sorveglianza della Promenade des Anglais di Nizza.

In conferenza stampa a Parigi, il procuratore ha fornito nuovi importanti, dettagli, sulla rete dei cinque presunti fiancheggiatori dell'autista killer incriminati oggi da un giudice parigino e posti in custodia cautelare. Anzitutto, Ramzy A., il franco-tunisino di 22 anni fermato sabato scorso e condannato sei volte per reati di diritto comune tra il 2013 e il 2015.

È lui ad aver ricevuto un sms del killer pochi minuti prima che si scagliasse con il suo camion sulla folla. Nel messaggino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel si congratula, tra l'altro, per la «pistola» che il giovane gli ha fornito il giorno prima. Durante le perquisizioni presso l'abitazione del ragazzo sono stati trovati 2.500 euro in contanti, oltre 200 grammi di cocaina, e un kalashnikov in cantina. Carcere preventivo anche per la coppia di albanesi, Artane H., incensurato, nato il 30 gennaio 1978, e la compagna Enkeledja Z., franco-albanese nata il 3 marzo 1974.

L'uomo è sospettato di aver fornito la pistola calibro 7.65 usata dallo stragista. A fare da intermediario tra Bouhlel e i due albanesi sarebbe stato lo stesso Ramzy. Il quarto incriminato nella rete dei possibili fiancheggiatori è il tunisino Choukri C, 37 anni, fermato domenica, incensurato. Gli inquirenti sospettano che sia lui l'individuo designato da Bouhlel come destinatario di una nuova fornitura d'armi in un altro sms inviato a Ramzy pochi minuti prima dell'assalto («Allora portiamone cinque dall'amico»).

Il 4 aprile, Choukri inviò un messaggio Facebook a Bouhlel: «Carica il camion, metti dentro 10.000 tonnellate di ferro, spacca i freni...». Sempre lui è stato visto nel camion al fianco del killer e tracce del suo dna sono state ritrovate al posto del passeggero. Ultimo degli inquisiti è Mohamed Whalid G., franco-tunisino di 40 anni, fermato venerdì scorso e presentato dalla polizia come una vecchia conoscenza dell'autista killer. L'uomo vive a Nizza da molto anni. È stato lui a parlare della radicalizzazione 'lampò dell'amico.

Tra il 2015 e il 2016, i due si sono scambiati 1.278 chiamate, 155 con Choukri C. In conferenza stampa Molins ha anche spiegato che secondo elementi di prova raccolti Bouhlel aveva premeditato il suo gesto «da diversi mesi», smentendo in parte le affermazioni dei giorni scorsi secondo cui si sarebbe trattato di una radicalizzazione rapida e subito seguita da un passaggio all'azione.

Nel frattempo sulle autorità locali e nazionali, ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve in testa, infuria una tempesta di polemiche scatenata da Liberation, che in prima pagina lancia una pesante accusa: la versione del ministero sulla presenza della polizia nazionale a bloccare l'accesso al celebre lungomare per la serata del 14 luglio non regge alla prova dei fatti. Le immagini di videosorveglianza, esaminate da una «fonte nelle forze dell'ordine» che si è confidata con il quotidiano, mostrano che dalle 20.30 circa «un solo veicolo di polizia, quello degli agenti municipali, si trovava in mezzo alla carreggiata, dal lato del mare».

Versione confermata da un'altra fonte confidenziale, citata stavolta da Le Parisien, secondo cui effettivamente la polizia nazionale aveva lasciato il posto a quella locale poco prima delle 21. Nel pomeriggio, la prefettura di Nizza prima e Cazeneuve poi hanno sostanzialmente confermato la notizia, precisandola: è vero, dicono, che al primo punto di blocco della circolazione c'era solo una volante della municipale, ma 400 metri più avanti, poco prima di dove iniziava a raggrupparsi la gente, c'era un secondo punto di filtraggio sorvegliato stavolta dalla polizia nazionale.

Il ministro ha comunque annunciato di aver chiesto all'Ispettorato generale, organo di vigilanza della polizia, di avviare un'indagine amministrativa, in «un gesto di trasparenza e verità per le vittime e le loro famiglie». La mossa non è bastata a fermare gli attacchi dell'opposizione. Il portavoce dei Republicains, Guillaume Larrivè, chiede che «una commissione d'inchiesta parlamentare faccia piena luce su cos'è successo», bacchettando il governo e la sua politica di «disarmo penale» che ha creato «degli ibridi, metà terroristi metà delinquenti». Ancora più duro il Front National, che in una nota parla di «menzogna scandalosa» e ritiene «inevitabile» che Cazeneuve si dimetta.

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