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Siria, colloquio Putin-Obama: "Sconfiggeremo l'Isis"

NEW YORK.  Il presidente americano, Barack Obama, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo, Vladimir Putin. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che Obama ha espresso la propria preoccupazione sul regime siriano e sul mancato rispetto del cessate il fuoco. I due leader «hanno confermato l'impegno a sconfiggere l'Isis e il Nusrah Front», l'affiliato di al Qaida in Siria. «Obama ha messo in evidenza la necessità di progressi per una transizione politica» in Siria e per l'accesso agli aiuti umanitari, «esprimendo il proprio appoggio a Staffan de Mistura».

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama riapre il dossier Afghanistan e ancora una volta è costretto a modificare la tabella di marcia fissata per la riduzione della presenza americana sul terreno. Passeranno infatti da 9.800 a 8.400 i militari Usa che rimarranno nel Paese fino alla fine del suo mandato nel 2017, ha annunciato il 'Commander in chief' oggi dalla Casa Bianca. Obama ha confermato come immutate le regole d'ingaggio del contingente ma ha ammesso che i tempi non sono maturi per rispettare l'obiettivo dei 5.500 uomini che si era prefissato di raggiungere prima di passare la mano al suo successore, ridimensionando già così la sua promessa iniziale di concludere l'impegno militare, che dura da 14 anni. In Afghanistan «la situazione resta precaria», ha ammesso Obama: «Nonostante i progressi, le forze di sicurezza afghane non sono ancora forti a sufficienza.

I talebani rimangono una minaccia e in alcuni casi hanno anche guadagnato terreno». È da tempo inoltre che l'amministrazione americana non fa mistero delle sue preoccupazioni sulla possibilità che Al Qaida possa tornare a rafforzarsi in Afghanistan, così come i timori che lo Stato Islamico possa trovare terreno fertile per stabilire nel Paese una vera e propria nuova roccaforte. Quest'ultimo è il punto più dibattuto nel confronto tra Obama e il Pentagono sui passi da compiere. Che la lotta al terrorismo non possa prescindere dal considerare il teatro afghano è evidente dalle recenti decisioni militari prese a Washington. Nè prescindere dalla richiesta dei generali di mantenere una presenza ancora maggiore, per assistere le forze locali in maniera più efficace nel contrastare la rinnovata sfida dei talebani. Un confronto lungo e articolato con i vertici del Pentagono che, dato l'annuncio di oggi, si è assestato sul compromesso.

Così, a pochi giorni dal vertice Nato in Polonia, il presidente Usa si fa 'portavocè di un impegno della comunità internazionale che, dice, continuerà. A Varsavia Obama vedrà i partner che pure hanno confermato il loro contributo in Afghanistan in termini di rinnovato impegno e di uomini. Obama vuole così arrivarci con un messaggio chiaro, a conferma anche del dialogo avviato e della fiducia accordata al governo di unità a Kabul. Con l'America si 'giustificà: «Siamo stati in grado di porre fine alla guerra di terra», ha detto, sottolineando però che «bisogna far fronte alle realtà per quelle che sono». Dunque la consapevolezza di una promessa mantenuta a metà. Perchè, sebbene a restare saranno in molti meno dei circa 40.000 uomini impegnati in azioni di combattimento in Afghanistan quando Obama arrivò alla Casa Bianca, la missione rimane incompiuta e il presidente che voleva finire le guerre si ritrova invece a notare la necessità di lasciare una 'solida basè al suo successore per far fronte alle esigenze. Ma soprattutto a specificare che spetta al prossimo Commander in chief la decisione su quale forma dare a questo punto all'impegno americano.

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