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Elezioni in Iran, è trionfo dei riformisti a Teheran

Ovunque i conservatori arretrano, mentre si sta affermando anche un buon numero di candidati indipendenti

TEHERAN. L'Iran premia la politica di apertura del presidente Hassan Rohani e i riformisti stravincono a Teheran, dove la 'lista della speranzà conquista tutti e 30 i seggi parlamentari, secondo gli ultimi dati. Ieri sembrava che almeno uno fosse andato ai fondamentalisti. Il capolista riformista Mohammad Reza Aref guida l'arrembaggio, seguito per numero di preferenze dall'alleato moderato Ali Motahhari.

Nel primo test popolare dopo l'accordo sul ridimensionamento del programma nucleare iraniano e la fine delle sanzioni, oltre 33 milioni di persone, il 60% di un elettorato di 55 milioni, hanno votato per il rinnovo del Parlamento, finora a stragrande maggioranza fondamentalista, e dell'Assemblea degli Esperti, l'organismo di 88 religiosi che dovrà nominare in futuro la nuova Guida Suprema.

Anche tredici donne risultano elette nel nuovo Parlamento iraniano, Majlis, secondo i dati parziali riportati dal quodiano Etemad. In corsa erano circa 500 candidate su un totale di quasi 5 mila aspiranti deputati. Per l'Assemblea degli Esperti invece, il Consiglio dei Guardiani, l'organismo incaricato di preselezionare i candidati, aveva bocciato tutte le domande presentate da una ventina di religiose.

Ovunque i conservatori arretrano, mentre si sta affermando anche un buon numero di candidati indipendenti. Cambiano dunque volto il nuovo Parlamento, il decimo Majlis della Repubblica islamica, e la nuova Assemblea degli Esperti che dovrà nominare la prossima Guida Suprema.

Rohani insomma  vince la sua sfida contro i conservatori isolazionisti, che detenevano una strabordante maggioranza nel nono Majlis e che
gli hanno messo i bastoni tra le ruote durante tutto il negoziato sull'accordo per la revisione del programma nucleare iraniano e sui nuovi rapporti con l'Occidente.

Ancora non è chiaro tuttavia chi avrà il 50% + 1 dei 290 seggi parlamentari. Molto resta ancora nella nebbia, perchè i dati ufficiali arrivano con il contagocce e per avere un quadro definitivo, ha avvertito il ministero degli Interni, bisognerà aspettare fino a martedì prossimo, quando tutti i milioni di voti deposti nei 52mila seggi sparpagliati per il Paese saranno stati scrutinati e controfirmati dal Consiglio dei Guardiani, l'organismo giuridico-religioso che controlla l'attività parlamentare, seleziona le candidature e mette il timbro anche sui risultati di ogni voto popolare. E neanche allora sarà finita del tutto, in quanto in alcuni collegi elettorali nessun candidato ha raggiunto il quorum, ovvero il 25% dei voti, e sarà necessario andare ad un ballottaggio, previsto per fine aprile.

Anche una manciata di deputati dell'ultima ora potrebbe cambiare i rapporti di forza in Parlamento. Ma pur se i dati sono parziali, l'indicazione politica è che il Paese e, sopratutto la sua capitale, con i suoi 12 milioni di residenti e 5 milioni di pendolari, chiedono una linea di cambiamento e di riforme .

Anche nell'Assemblea degli Esperti, organismo religioso di 88 membri in carica per 8 anni, i riformisti, pur non ottenendo la maggioranza, hanno umiliato gli ultra-conservatori. Anche qui, nel collegio di Teheran, i primi posti dei sedici assegnati sono stati occupati dai moderati, con l'ayatollah Akbar Hascemi Rafsajani in testa con oltre 600mila preferenze, seguito a ruota dallo stesso presidente della Repubblica Rohani.

Ahmad Janati, presidente dell'onnipotente Consiglio dei Guardiani, è finito al decimo posto, mentre l'ayatollah Yazdi, il religioso per il quale «il popolo non conta nulla», si è piazzato dodicesimo. La presenza massiccia di uomini legati a Rafsajani, pur se presenti in liste conservatrici, e l'alleanza tra Rafsajani e Rohani potrebbero creare scenari inediti nel caso si dovesse eleggere una nuova Guida Suprema, in un'era post-Khamenei.

Resta infine ancora un mistero l'affluenza al voto. Ieri i seggi sono rimasti aperti fino a notte fonda per consentire alle lunghe file di elettori di votare. Oggi il ministero degli Interni ha parlato di oltre 33 milioni di votanti, ovvero il 60% di un elettorato di 55 milioni di elettori.

Una cifra che sarebbe inferiore al 62% delle elezioni del 2012, quando i riformisti avevano invitato la popolazione al boicottaggio in seguito alla repressione sanguinosa della Rivoluzione verde del 2009. Anche qui, però, i dati non sono definitivi, e la cifra di 33 milioni si riferisce a 40mila seggi su 52mila. La commissione elettorale ha parlato in serata di 70 milioni di voti complessivi tra schede per il Majlis e schede per l'Assemblea degli Esperti. Tutto deve essere ancora verificato e, ovviamente, timbrato dal Consiglio dei Guardiani.

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