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Pakistan, assalto armato all'università: decine di morti

La polizia ha riferito che tre uomini armati sono entrati verso le 9.30 (ora locale) nel complesso della Bacha Khan University Charsadda

ISLAMABAD. Un commando di militanti talebani ha fatto irruzione oggi con il favore di una fitta nebbia nell'università Bacha Khan, a Charsadda (Pakistan nord-occidentale), lanciando bombe a mano e sparando all'impazzata prima sugli agenti della sicurezza, e poi su una folla di studenti e professori. Il bilancio dell'attacco è stato grave, di almeno 25-30 morti e 50 feriti, anche se la cifra delle vittime fornita dalla polizia pachistana si è fermata a quota 21.

Le forze speciali, giunte da Peshawar, hanno affrontato i mujaheddin armati di kalashnikov in uno scontro durato circa tre ore, con l'intervento anche di un'unità paracadutata da elicotteri sui tetti degli edifici universitari, conclusosi con l'uccisione dei quattro membri del commando che alla fine si erano asserragliati nell'ostello maschile del compound. Nel pieno della sparatoria, orientati da uomini della sicurezza, centinaia di studenti e docenti sono riusciti a fuggire in tutti i modi dal centro universitario, alcuni anche lanciandosi oltre il muro di cinta alto almeno cinque metri.

L'attacco è stato rivendicato per telefono da Khalifa Omar Mansour, un comandante dell'ala dura del Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), ma a sorpresa subito condannato dal portavoce ufficiale del movimento, Muhammad Khurasani. Il quale ha sconfessato l'operazione a nome anche del capo supremo del TTP, Maulana Fazlullah, definendola "anti-islamica" ed assicurando che i suoi ideatori "saranno puniti in base alla sharia islamica". Considerato un duro, ed il capo 'de facto' del TTP nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, il comandante Mansour rivendicò, quella volta con il consenso dei vertici del TTP, l'assalto alla scuola pubblica dell'esercito di Peshawar che nel dicembre 2014 si concluse col massacro di 153 persone, quasi tutti allievi. E che pianificò inoltre un attentato ad una moschea sciita di Peshawar il 13 febbraio scorso, con un bilancio di 19 morti. Dalla Svizzera, dove si trova per partecipare al Forum di Davos, il primo ministro pachistano Nawaz Sharif ha annunciato un giorno di lutto nazionale ed ha condannato l'attacco. "Chi uccide studenti innocenti - ha detto - non ha fede né religione".

"Siamo determinati a spazzare via la minaccia del terrorismo dal nostro Paese". Gli ha fatto subito eco, fra gli altri, via Twitter, il collega indiano Narendra Modi che ha vigorosamente stigmatizzato l'atto terroristico inviando le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. Il giorno scelto dai talebani per l'azione armata non è stato casuale perché proprio oggi nel campus era in programma una commemorazione, con lettura di poesie, del 18/o anniversario del fondatore dell'università, Khan Abdul Ghaffar Khan, iniziativa a cui si accingevano a partecipare 600 dei 3.000 studenti e professori presenti nel campus. Conosciuto con il nomignolo di 'Bacha Khan' dato anche all'ateneo, Khan fu un pacifista e un rispettato leader della non-violenza amico del Mahatma Gandhi, tanto da essere definito, durante la lotta per l'indipendenza dal mandato britannico, il 'Frontier Gandhi'. Per tutta la giornata il coordinamento delle operazioni è stato gestito personalmente dal comandante dell'esercito, generale Raheel Sharif, che ha visitato l'università al termine dello scontro e l'ospedale dove erano ricoverati i feriti, mantenendosi in contatto permanente via telefono con il premier.(

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