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Aggressioni a Colonia, profughi tra gli identificati: mandato via il capo della polizia

È l'esito della bufera che ha colpito la gestione della polizia locale: un disastro di comunicazione, fra ritardi e omissioni

BERLINO.  Sono stati identificati anche 18 profughi nelle indagini sulla notte di San Silvestro a Colonia, ma non sono responsabili di molestie: rispondono di furti e lesioni. Mentre le denunce a sfondo sessuale sono circa 120, e per ora non hanno responsabili.

Salgono a 108 anche ad Amburgo.  E nuovi casi spuntano addirittura in Finlandia, alla stazione di Helsinki: mai accaduto prima nei festeggiamenti di Capodanno, secondo gli inquirenti scandinavi. È la notte di Colonia, però, a far cadere una prima testa: il capo della polizia Wolfgang Albers viene mandato in prepensionamento. È l'esito della bufera che ha colpito la gestione della polizia locale: un disastro di comunicazione, fra ritardi e omissioni.

Con falle madornali anche sul fronte della tutela della sicurezza. È la Frankfurter Allgemeiner Zeitung a rivelare che nella notte del 31 dicembre, dal distretto di polizia della vicina di Duisburg, fossero arrivate insistite offerte di aiuto: rifiutate, nonostante la complessità della situazione.

E l'incapacità di far fronte a quegli attacchi denunciati da donne e ragazze in lacrime. Angela Merkel intanto ha irrigidito la linea a Berlino: vuole tutta la verità sul tavolo, a tutela dello stato di diritto tedesco e anche della stragrande maggioranza di rifugiati incolpevoli che chiede protezione.

«Qui non si tratta di profughi - fa dire al suo portavoce - ma di criminalità». E quindi va evitata «la spirale del silenzio» in cui sembra caduta anche la polizia, come dice il suo ministro dell'Interno Thomas De Maiziere nelle ore in cui, sette giorni dopo le violenze, emergono fatti, numeri e dinamiche ancora inediti. Si ha notizia anche dei primi due fermi, due ragazzi nordafricani di 16 e 23 anni, che avrebbero ripreso le aggressioni coi loro telefonini. Ma nel pomeriggio sono stati rimessi in libertà dalla Procura: i sospetti a loro carico non sono confermati.

Anche se fra i reperti valutati c'è un foglietto di appunti, pubblicato dalla Bild, con frasi annotate in tedesco (e relativa traduzione in arabo) proprio per esercitare avances e minacce: «Voglio scopare», «Ti voglio baciare», «io la uccido», «sto scherzando con lei». Esercizi di tedesco, nel paese che promuove l'integrazione proprio offrendo corsi rapidi di lingua per assorbire i migranti nel mercato del lavoro.

E in un clima politicamente sempre più teso, mentre la destra infiamma il web con attacchi frontali alle politiche di Frau Merkel, in Germania come all'estero, il capo della polizia di Colonia è il primo a pagare il prezzo dell'inferno di Capodanno.

«Dobbiamo ristabilire la fiducia nelle capacità di azione delle forze dell'ordine», ha spiegato il ministro dell'Interno del Land Ralf Jaeger annunciando la decisione. Lui, Albers, ha mostrato comprensione per la mossa dicendo di accettare le critiche alla sua persona: «I poliziotti e le poliziotte che hanno lavorato il 31 dicembre al Duomo però non le hanno meritate», ha detto congedandosi.

Anche la cancelliera è di nuovo chiaramente in difficoltà: frenato il calo di consensi che nei mesi scorsi ha segnato la sua generosa politica dell'accoglienza, si trova di nuovo col dito puntato contro da avversari politici tedeschi e non. Anche nel suo partito gli animi tornano incandescenti. Per questo a Mainz, in serata, la cancelliera ha ribadito l'ipotesi di norme più dure, dopo aver evocato ieri le espulsioni veloci per i responsabili dei crimini di Capodanno.

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