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Cina-Taiwan, prove di disgelo dopo 66 anni: incontro a Singapore

PECHINO. Il processo di ravvicinamento tra Cina e Taiwan, in corso da otto anni nonostante i timori di molti abitanti dell'isola, compie questa settimana un passo storico: il presidente cinese Xi Jinping e il collega taiwanese Ma Ying-jeo, s'incontreranno sabato a Singapore. Se confermato da parte cinese, si tratterà del primo incontro tra i leader dei due Stati dopo la divisione avvenuta 66 anni fa in seguito a una guerra civile. L'annuncio è stato fatto nella notte tra martedì e mercoledì dall'agenzia ufficiale di Taiwan, isola che è di fatto indipendente dalla fine della seconda guerra mondiale anche se Pechino continua a ritenerla parte integrante del proprio territorio e in passato ha più volte minacciato di ottenere la riunificazione con la forza.

Il portavoce presidenziale di Taipei, Charles Chen, ha fatto sapere in un comunicato che i due presidenti sabato si incontreranno per uno scambio di idee sulle relazioni tra i due Paesi. Stemperando parte degli entusiasmi, Chen ha avvertito che non è in programma la firma di alcun accordo. Taiwan ha comunque annunciato una conferenza stampa sullo storico evento di Singapore per le prossime ore e il presidente Ma ne farà una giovedì. Nel 1949 i nazionalisti del Guomindang capeggiati da Chiang Kai-shek, sconfitti nella guerra civile dai comunisti guidati da Mao, si rifugiarono sull'isola che dal 1996 ha un sistema politico democratico.

Dal 2008 è presidente di Taiwan il leader del Guomindang, Ma Ying-jeou, che ha promosso un miglioramento delle relazioni con Pechino, in particolare con la firma di 23 accordi commerciali, economici e finanziari. Formalmente le due parti non si erano mai parlate fino a quando Ma, un nazionalista, avviò incontri ufficiali a basso livello tra Cina e l'isola di «Formosa» (altro nome con cui è nota Taiwan). L'annuncio è stato fatto nella notte e sulle prime non vi è stata una reazione di Pechino. Il presidente Ma, che lascerà l'incarico l'anno prossimo, al termine del suo secondo e non rinnovabile mandato, è stato criticato per un eccessivo avvicinamento alla Cina, colosso peraltro in grado di aumentare l'influsso sull'isola facendo leva sul proprio potere economico.

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