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Raid russi contro l'Isis in Siria, il Pentagono valuta la protezione dei ribelli anti-Assad

"La cosa importante è che la Russia non indirizzi le sue azioni contro altri che non sia l'Isis. Questo è chiaro e lo abbiamo fatto presente in maniera chiara".

WASHINGTON. Il Pentagono sta "valutando" se gli Stati Uniti debbano usare la forza militare per proteggere i ribelli anti-Assad da essi addestrati in Siria se questi vengono bersagliati dai raid della Russia. Lo si apprende da fonti ufficiali dello stesso dipartimento della difesa, anche se finora il ministro, Ash Carter, ha rifiutato di parlarne.

Secondo le fonti, che hanno chiesto di restare anonime, se ne discute all'interno dei vertici militari e fra i dirigenti politici del Pentagono, dove si valutano i pro e i contro e i rischi connessi a un'eventuale uso della forza in risposta agli attacchi russi. C'è anche il timore che fra Russia e Stati Uniti si inneschi una pericolosa escalation di contatti armati. Del resto nei mesi scorsi dirigenti americani hanno reso noto che i ribelli addestrati in America - che al momento si calcola siano un'ottantina operativi in territorio siriano, soprattutto nel nord - avrebbero ricevuto appoggio dalle forze aeree nel caso di attacchi da parte delle truppe di Assad o dell'Isis. Washington nella videoconferenza con Mosca della notte ha insistito perché i raid russi si concentrino solo ed esclusivamente sull'Isis e non sui ribelli opposti al regime di Bashar al Assad, fra i quali ci sono quelli addestrati dagli Usa. E il Segretario di Stato, John Kerry, ha ribadito da parte sua: "La cosa importante è che la Russia non indirizzi le sue azioni contro altri che non sia l'Isis. Questo è chiaro e lo abbiamo fatto presente in maniera chiara".

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