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Strage di Bangkok, svolta nelle indagini: sospettato consegnò la bomba

Ha aggiunto di essersi incontrato con l'attentatore all'esterno di una stazione ferroviaria e di avergli consegnato lo zainetto che, a suo dire, «era pesante ed era una bomba»

BANGKOK.  Forse ad una svolta le indagini della polizia thailandese sull'attentato dello scorso 17 agosto a Bankok che provocò 22 morti e 123 feriti. Il principale sospettato per l'attentato, Yusufu Mierili, passaporto cinese, ha infatti confessato di aver consegnato uno zainetto all'attentatore poco prima dell'esplosione. Ha aggiunto di essersi incontrato con l'attentatore all'esterno di una stazione ferroviaria e di avergli consegnato lo zainetto che, a suo dire, «era pesante ed era una bomba».

La confessione dopo che la polizia aveva accompagnato il sospettato sulla scena della
presunta consegna e anche al santuario di Erawan, dove è avvenuto lo scoppio, per ricostruire l'accaduto. Mierili, principale sospettato per la strage, era stato arrestato lo scorso primo settembre, secondo straniero fermato durante le indagini. Lo scorso 3 settembre erano saliti a nove i mandati di arresto emessi per l'attentato, col fermo di un cittadino thailandese di religione musulmana arrestato nel sud del paese e trasferito a Bangkok. L'uomo e Wanna Suansan, una donna tahilandese sposata con un turco, sono i soli due cittadini thailandesi sospettati per la strage. Tutti gli altri sospettati sono di origine straniera, tra cui tre turchi.

La confessione di Yusufu Mieraili, cinese di 25 anni di etnia uigura, confermerebbe quanto dichiarato dalla polizia nei giorni scorsi nei suoi confronti, come elemento chiave ma non
esecutore materiale dell'attentato. Quanto alle motivazioni dell'attentato, considerate le
origini delle persone arrestate, rimane in piedi la pista di una vendetta uigura o comunque «pan-turca» contro la Thailandia e la Cina per la deportazione di 109 uiguri da Bangkok in
luglio.

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