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Il pluriomicida che uccise 77 persone ammesso all'università

ROMA. In Norvegia le regole sono uguali per tutti,anche per chi si è macchiato di una delle più orrende stragi della storia moderna. Ander Behring Breivik, che esattamente quattro anni fa uccise 77 persone nella capitale norvegese e sull'isola di Utoya, l'ha spuntata ed è stato ammesso all'Università di Oslo.

Il ragazzo, 36 anni, studierà scienze politiche, come tutti gli altri, perchè in Norvegia, ha detto il rettore dell'Università Ole Petter Ottersen, «tutti i detenuti hanno titolo per migliorare la loro condizione culturale se possiedono i requisiti per l'ammissione».

Breivik, che non si è mai pentito del suo gesto politicamente motivato, aveva chiesto in più occasioni di essere ammesso agli studi, ma ogni volta aveva ricevuto dei dinieghi.  All'inizio del mese inoltre aveva annunciato una causa contro il suo paese per trattamento disumano, perchè veniva tenuto in isolamento in carcere. La denuncia era proprio violazione dei diritti umani e la circostanza appare singolare sia se paragonata all'entità del reato commesso da Breivik, sia alla legislazione norvegese che, ad esempio, non prevede pene superiori ai 21 anni di carcere anche in caso di massacri come quelli compiuti dall'estremista di destra il 22 luglio del 2011. L'uomo sta infatti scontando una pena di 21 anni, che come in altri casi prevede per il detenuto la possibilità di studiare, in modo da prepararlo in qualche modo ad essere reinserito nella società una volta scontata la pena.

Le richiesta di Breivik avevano suscitato aspri dibattiti tra favorevoli e contrari, ma ora l'Univesità di Oslo ha preso la sua decisione. L'ateneo ha fatto sapere che, naturalmente, Breivik non potrà avvicinarsi al campus, alle lezioni e agli studenti, o avere contatti digitali, e che i collegamenti tra lui e l'Università saranno tenuti da una terza persona.  Non è ancora chiaro come avverranno gli esami e come si svolgeranno le attività per le quali comunque normalmente si richiede la presenza dello studente.  È invece chiaro che la Norvegia ha scelto la strada della correttezza formale e della applicazione alla lettera dei dettami democratici, affrontando le richieste di Breivik come se fosse un detenuto qualsiasi.

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