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Libia a rischio tra l'avanzata di Boko Haram e l'aumento dei jihasti

TRIPOLI. Ieri caccia del governo libico di Tobruk, riconosciuto a livello internazionale, hanno bombardato una petroliera vicino a Sirte. Il colonnello della Guardia costiera fedele al governo «alternativo» di Tripoli, Reda Issa,  ha detto che è stata colpita una petroliera che trasportava greggio destinato ad una centrale elettrica vicino a Sirte.

Sirte sarebbe sotto il controllo dei gruppi legati all'Isis, mentre la centrale elettrica è nelle mani di una milizia legata al governo di Tripoli.

Intanto, qualche giorno fa l''ex-premier libico Mahmud Jibril ha stimato in «più di 2.000» i jihadisti dell'Isis presenti in Libia, in crescita rispetto alle «decine» di sei mesi fa. Lo riporta il sito del quotidiano emiratino Gulf News sintetizzando dichiarazioni di Jabril. L'ex-premier e leader del partito dell'Alleanza delle forze nazionali ha aggiunto che l'Isis sta crescendo col sostegno di altri gruppi come Ansar Al Sharia e Boko Haram.

Ma, come riporta il quotidiano La Stampa, alcuni analisti indicano addirittura numeri maggiori: tra i 4000 e i 5000 combattenti della jihad.

A preoccupare, secondo quanto scrive il quotidiano torinese, è soprattutto il Sud, in particolare Fezzan, più vicino al Niger, da cui premono gli integralisti di Boko Haram.  Tra lotte tribali di Tuareg e Tabù e incursioni dei militanti di Uqba Ibn Nafi tunisini, cioè gli autori della strage al museo del Bardo del 18 marzo, la Libia è ormai una polveriera pronta ad esplodere.

E in mano agli estremisti islamici ci sarebbe anche il traffico dei migranti, che proprio dalle coste libiche partono in direzione dell'Europa, e che per i jihadisti ha un'importanza non solo economica, ma piuttosto politica, di gestione del potere in quei territori.

E la questione  Libia preoccupa anche l'Onu. "Se  i due governi rivali non troveranno un accordo, l'Isis diventerà «una seria minaccia» nel giro di pochi mesi", ha detto qualche giorno fa  l'inviato speciale dell'Onu per la Libia Bernardino Leon, parlando ad una conferenza regionale del World Economic Forum in Giordania. Secondo Leon, che media tra il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello creato da milizie islamiche a Tripoli, le fila dello Stato Islamico sono arrivate a contare oltre 2.000 unità negli ultimi mesi. «In pochi mesi questa crescita dell'Isis può diventare un minaccia molto seria per i libici e per noi», ha concluso.

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