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Redazione sotto stress, Charlie Hebdo chiude per almeno 2 settimane

La portavoce della rivista ha detto che i giornalisti sono stanchi e provati e che non è ancora stata fissata la data di pubblicazione del prossimo numero

PARIGI. L'Iran replica alle vignette satiriche su Maometto di Charlie Hebdo. E lo fa con una provocazione: un nuovo concorso internazionale per disegni satirici sulla negazione dell'Olocausto. Mentre in Francia, i superstiti della redazione del settimanale satirico fanno sapere di avere ancora bisogno di tempo: il nuovo numero non uscirà prima di metà febbraio.

Il concorso di disegni sulla Shoah, che nella mente degli organizzatori servirebbe forse a 'pareggiare i contì, è stato lanciato dall'Istituto iraniano del fumetto che ha messo in palio sostanziosi premi in denaro - 12.000, 8.000 e 5.000 dollari - per i primi tre classificati. I lavori saranno inoltre esposti al Museo Palestinese d'Arte Contemporanea di Teheran. Non è la prima volta che in Iran si tiene un concorso di vignette negazioniste, era accaduto già nel 2006. Ma in questo caso, hanno detto gli organizzatori al quotidiano Teheran Times, si tratta di una reazione alle «offensive vignette» su Maometto pubblicate dal settimanale francese che lo scorso 7 gennaio è stato vittima del feroce attentato terrorista in cui sono morte 12 persone, tra cui otto redattori.

Un lutto e una ferita profonda che la redazione di Charlie Hebdo non ha ancora superato, facendo slittare di nuovo il ritorno in edicola, dopo il numero del 14 gennaio che ha superato i 7 milioni di copie distribuite in tutto il mondo. I giornalisti si dicono «stanchi e provati» e non si sentono pronti a tornare a lavorare con i ritmi di sempre, ha spiegato Anne Hommel, che gestisce i rapporti con la stampa, ai media francesi. «Una data non è stata ancora fissata», ma il nuovo numero non sarà disponibile per almeno altre due settimane.

L'ultima copertina con l'immagine di Maometto in lacrime continua a far infuriare gran parte del mondo islamico: ieri a Kabul una manifestazione contro le vignette francesi degenerata in sconti è finita con 24 feriti. Ma Luz, vignettista scampato al massacro per aver fatto tardi, rivendica in un'intervista «l'irresponsabilità del disegno»: «Credo che la maggioranza dei musulmani se ne freghi di Charlie Hebdo. Non sono contro la fede delle persone, ma voglio criticare i rabbini, i curati, i mullah. Persone che interpretano la fede degli altri per scopi politici e non sempre pacifici», spiega ancora visibilmente scosso. Sempre in Iran sta diventando sempre più popolare la campagna sui social network con l'hashtag #IloveMohammad che vuole «denunciare l'orrore del terrorismo» e «rispondere all'islamofobia».

Secondo il sito Al Monitor, molti iraniani ritengono infatti che l'attentato a Charlie Hebdo abbia creato all'Islam più danni dei suoi disegni, e che i terroristi abbiano contribuito a diffondere l'idea che l'Islam sia una religione violenta. Una settimana fa, il noto religioso Shahab Morahdi ha chiesto agli attivisti sul web di pubblicare tre slogan: «Amo Maometto», «Odio il terrorismo» e «Condanno gli insulti al Profeta», in persiano, inglese, francese e arabo. «Ciò che è importante per noi - ha spiegato ai media iraniani - è contrastare l'idea di insultare Maometto, non le persone che hanno pubblicato la vignetta». Secondo l'agenzia ufficiale Irna, l'iniziativa ha ricevuto oltre 5.000 tweet, 500 mila 'mi piacè su Facebook e 22.000 adesioni su Istagram.

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