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Charlie Hebdo, killer ancora in fuga
Altra sparatoria: "Preso un ostaggio"

I reparti speciali, corazzati come Robocop e armati di congegni per la visione notturna, si sono allontanati lasciando il campo ai soli gendarmi senza aver trovato traccia della vettura dei fuggitivi che, secondo notizie circolate fin dal mattino, sembrava fosse stata lasciata nella zona

PARIGI. Violenta sparatoria sulla Nazionale 2, zona delle ricerche dei killer del Charlie Hebdo. Il fitto scambio di colpi di arma da fuoco, secondo quanto si apprende, è avvenuto prima delle 9 in località Dammartin-en-Goele, nel dipartimento della Seine-et-Marne, 45 chilometri a est di Parigi, a mezz'ora dal punto in cui i fratelli Kouachi erano ricercati. Due persone sarebbero ferite.

"L'epilogo è vicino": lo ha detto il prefetto di polizia di Parigi, riferendosi alla vasta operazione di polizia attualmente in corso a Dammartin-en-Goele, dove i due terroristi di Charlie Hebdo si sono barricati in un'impresa di lavori pubblici e hanno preso un dipendente in ostaggio.

L'azienda di Damamrtin-en-Goele in cui i fuggitivi si sono rifugiati, probabilmente con degli ostaggi, è un piccolo atelier di produzione di insegne, cartelli e stand per fiere, per clienti pubblici e privati, della società Creation Tendence Decouverte (CTD). I dipendenti sono quattro, ma non si sa quanti fossero oggi presenti sul posto. La struttura si trova in un'area industriale nella parte nord del comune di Dammartin-en-Goele, a fianco della strada nazionale 2 su cui era avvenuta la sparatoria.

Sul luogo della sparatoria, che è poco più vicina a Parigi dei luoghi su cui si erano concentrate ieri le ricerche dei due fratelli Kouachi, stanno convergendo cinque elicotteri della polizia francese e importanti mezzi delle forze dell'ordine. Lo dice France Info, secondo cui i fuggitivi sarebbero stati localizzati. Le forze di polizia hanno dato istruzioni agli abitanti della cittadina dove è avvenuta la sparatoria, Dammartin-en-Goel, nel dipartimento della Seine-et-Marne, di chiudersi in casa e di stare lontani dalle finestre.

Sono braccati come animali i fratelli Kouachi, fino ad ora in fuga, alla macchia per il secondo giorno di fronte all'imponente schieramento delle forze di sicurezza francesi. Nella foresta di Longpont, in Piccardia, 100 chilometri a nord di Parigi, un rastrellamento durato ore si è chiuso in serata con un apparente nulla di fatto mentre i reparti speciali, corazzati come Robocop e armati di congegni per la visione notturna, si sono allontanati lasciando il campo ai soli gendarmi senza aver trovato traccia della vettura dei fuggitivi che, secondo notizie circolate fin dal mattino, sembrava fosse stata lasciata nella zona.

Il giorno dopo la strage di Charlie Hebdo, la gigantesca caccia ai terroristi continua insomma senza sosta. Ieri in mattinata ancora sangue era stato versato a Parigi: un misterioso killer ha ucciso spietatamente alle spalle una giovane vigilessa, in servizio da 15 giorni, e ferito gravemente un collega. Mistero assoluto sulla dinamica dei fatti e sul movente: un pregiudicato già arrestato 9 volte è stato fermato, ma l'assassino è salito su un auto e si è allontanato. Anche in questo caso, nonostante le ricerche, l'uomo - armato fino ai denti e protetto da un giubbotto antiproiettile - è svanito nel nulla.

 

Tre uomini armati e pronti a tutto liberi attorno a Parigi - due nel nord e uno nel sud - hanno portato a uno spiegamento di forze senza precedenti: 88mila uomini, quasi 10mila soltanto nella regione di Parigi, fra i quali reparti di paracadutisti. A metà giornata il momento di massima tensione: da una parte il misterioso assalitore che ha sparato a due agenti chiamati per un incidente stradale a Montrouge (una morta e un ferito grave) si faceva beffe degli inseguitori parcheggiando l'auto e andando a prendere, armato, la metropolitana. Dall'altra, una Clio grigia nella quale un benzinaio della Piccardia aveva avvistato i fratelli Kouachi con kalashnikov e lanciarazzi si avviava inspiegabilmente verso Parigi. In pochi minuti, le porte di accesso alla città sono state chiuse da posti di blocco e l'Eliseo è stato blindato.

Poco dopo, la caccia ai due killer della strage di Charlie Hebdo si è di nuovo spostata verso Villers-Cotteret, la città natale di Alexandre Dumas, e nei dintorni: prima a Crepy-en-Valois, poi a Corcy, infine a Longpont e nella vicina foresta, quando si è pensato che i due - abbandonata l'auto - non si fossero trincerati in una casa ma avessero provato a dileguarsi nella campagna. La zona è stata transennata, le immagini diffuse dalle tv sono parse eccezionali: migliaia di uomini con scudi, fotoelettriche, cani al guinzaglio e armati fino ai denti in movimento a piedi, hanno circondato a gruppi i furgoni con il materiale e i gruppi elettrogeni. La notte di caccia si è alla fine spostata altrove - pare - e l'operazione resta difficile, senza alcuna traccia concreta.

 

Malessere intanto nel sindacato di polizia, che chiede il ritiro di tutti gli uomini non armati impegnati in un'azione giudicata troppo rischiosa. Hamid Mourad, giovanissimo presunto autista del commando terrorista in cui a sparare erano i due fratelli, è sempre in stato di fermo ma il suo alibi (era sui banchi di scuola, testimoniano i compagni) per ora regge. Tutta la vicenda è ancora avvolta da ombre e la carente comunicazione del governo non aiuta. Bernard Cazeneuve, il ministro dell'Interno, ha parlato oltre mezz'ora in conferenza stampa senza fornire notizie, al di là della convocazione della riunione dei ministri di Europa e Usa domenica a Parigi. Poi alla Cnn, in serata, la collega della Giustizia Christiane Taubira ha ammesso che uno dei due fratelli ricercati era noto all'intelligence fin dal 2005 per aver partecipato alla jihad dapprima in Yemen e quindi in Iraq (nel 2008).

Tanto da essere arrestato e condannato al rientro. Mentre dagli Usa rimbalza la notizia che entrambi fossero da tempo nella lista delle persone bandite dai voli civili. Gli interrogativi sulla libertà di azione di cui i fratelli Kouachi hanno potuto godere in effetti si rincorrono. Come pure sullo strano smarrimento delle loro carte d'identità nell'auto della fuga, una circostanza straordinaria se si considera la freddezza e la preparazione delle due 'primule rosse'. Il paese intero intanto si sente sempre più "Charlie", come recita l'hashtag diventato ormai un mantra. Nelle strade, nei negozi, sulle t-shirt dei ragazzini che vanno a scuola, ovunque c'è "Charlie" o un suo simbolo. Nelle scuole si è parlato del tragico 7 gennaio, poi quando i ragazzi si apprestavano a uscire, tutte le maestre, i professori e i bidelli hanno imperativamente fatto sgomberare per motivi di sicurezza l'area antistante il portone, dove in genere ci si ferma a chiacchierare a lungo, invitando gli studenti a tornare subito a casa. 'Vigipirate', il dispositivo antiterroristico, è stato inasprito, uomini in divisa sono praticamente ovunque in città.

A mezzogiorno, il minuto di silenzio religiosamente rispettato in tutto il Paese, mentre suonavano le campane di Notre Dame. In serata, anche la scintillante Tour Eiffel ha spento le sue luci in segno di lutto. L'appello all'unità nazionale - l'ex presidente Nicolas Sarkozy è andato per la prima volta all'Eliseo a trovare Hollande - per il momento ha fatto centro. Resta soltanto la polemica del Front National, con Marine Le Pen che ha di nuovo invocato un referendum sulla pena di morte. Nel generale cordoglio, la storia tristissima di Clarissa Jean-Philippe, 25 anni, la vigilessa ancora in prova, da pochi giorni timidamente sulle strade delle banlieue a Montrouge. Colpita alle spalle durante un controllo, ha visto finire la sua carriera, e la sua vita, due settimane dopo aver preso servizio.

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