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Se sono in guerra contro di noi

Possiamo continuare nella sottovalutazione del rischio? C'è una questione di sicurezza collettiva che non è più possibile ignorare

Dopo la strage di ieri a Parigi converrà prenderne atto e farlo anche rapidamente visto che non c’è più molto tempo: esiste un pezzo di mondo islamico che ha dichiarato guerra all’Occidente. Non importa stabilire quanto sia diffusa e organizzata questa cellula.

Né perdersi, come qualcuno sta già facendo, in analisi raffinate sulla natura dei lupi solitari che sono feroci ma isolati. Quindi poco incisivi sul piano politico. Banalità di intellettuali da salotto. L'unica verità che importa è la seguente: la componente più ottenebrata del fondamentalismo musulmano è scesa in guerra contro l'Europa. E che sia questo l'obiettivo è ormai di tutta evidenza. Con l'eccezione, per quanto tragica e sanguinosa, dell'11 settembre gli altri attentati di risonanza planetaria hanno avuto come teatro le grandi capitali metropolitane: il giornale satirico di Parigi, la metropolitana di Londra, la stazione ferroviaria di Madrid. Che cosa vogliamo fare a questo punto. Possiamo continuare nella sottovalutazione del rischio? C'è una questione di sicurezza collettiva che non è più possibile ignorare. Tanto più che con l'attentato di ieri lo stragismo islamico ha fatto un salto di qualità su cui anche gli intellettuali da salotto dovrebbero riflettere: non ha sparato nel mucchio per pura intimidazione. Annientando la redazione di un giornale ha colpito la radice stessa della civiltà occidentale e cioè la libertà di pensiero e di espressione. Bisogna risalire ai tempi del nazismo e al rogo di migliaia di libri dinanzi al Bundestag per trovare un precedente. Oggi, purtroppo, è anche peggio: il Terzo Reich fece strage pubblica di carta. L'estremismo islamico di uomini. Spietata intimidazione: dimostra che l'oscurantismo religioso non vuole fare sconti. Non accetta le critiche e nemmeno le irriverenze di un giornale satirico. Qualunque mancanza di rispetto è punita con la morte. L'efficienza e la crudeltà della strage dimostra che il commando era formato da guerrieri. Combattenti ben addestrati alla guerriglia come dimostra la freddezza con cui prima di fuggire perlustrano la strada uccidendo i poliziotti. In gergo si chiama bonifica e serve a rendere sicura la via di fuga. Due sprovveduti, dopo l'attentato sarebbero saliti in macchina e fuggiti a tutta velocità.

Dinanzi a questo episodio non è più possibile mettere la testa sotto la sabbia. Noi non vogliamo fare la guerra a loro. Ma loro la fanno a noi. Sarebbe sbagliato parlare di scontri di religione. Sappiamo bene che si tratta di minoranze estreme. Che tuttavia tanto isolate non devono essere visto che godono di coperture e di connivenze diffuse. Complicità che nessuno denuncia. I terroristi saranno anche pochi ma godono di protezioni forti e si muovono in un universo di vaste omertà.

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