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Talebani, vent'anni di terrore

La madrepatria afghana
I talebani sono «parto» del conflitto civile in Afghanistan, scoppiato nel ’92 dopo la caduta della Repubblica Democratica appoggiata dai sovietici. Questa fazione, infatti, riuscì a imporre una tregua ai «signori della guerra» richiamandosi ai valori dell'Islam radicale e facendo strage degli altri gruppi «dissidenti». Decisivo il supporto delle tribù di etnia pashtun, stanziate soprattutto nelle aree orientali e meridionali del Paese ma anche nel Pakistan occidentale, nella regione del Pashtunistan.
E la «seconda patria» pakistana
Proprio la presenza dei pashtun a cavallo tra Afghanistan e Pakistan rende «permeabile» il valico tra i due Stati asiatici con assidui sconfinamenti talebani nel territorio controllato dal governo di Islamabad. I pakistani, peraltro, hanno inizialmente sostenuto la causa dei fondamentalisti afghani per ottenere la riapertura delle strade di collegamento con le ex repubbliche sovietiche, impraticabili a causa della guerra civile.
Gli studenti (coranici) al potere
Gli allievi delle scuole coraniche — in lingua persiana, «talebani» — hanno governato dal 1996 al 2001 in Afghanistan, violentemente contrastati all’interno del Paese dalle minoranze tagike e uzbeke. Solo gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e, appunto, il Pakistan hanno riconosciuto l’emirato di Kabul, fondato sulla «sharia». La legge islamica. Frequenti le amputazioni di una o di entrambe le mani per il reato di furto e la lapidazione per gli adulteri. La furia iconoclasta del regime ha portato, nel marzo 2001, alla distruzione delle due antichissime statue del Buddha scolpite sulle pareti di roccia nella valle di Bamiyan.

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