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"Io schiava dell'Isis", il racconto choc di una quindicenne riuscita a scappare

La ragazza yazida parla al New York Times. Era in viaggio con i genitori e le cinque sorelle, quando è stata bloccata dai jihadisti. Volevano forzarla a sposarsi e questo le ha dato la forza di fuggire

NEW YORK. Un regime di schiavitù, fatto di famiglie separate, stupri, obbligo di conversione all'Islam, matrimoni forzati e ragazze e ragazzi scambiati fra i membri dell'Isis come bottino di guerra. A raccontare il terrore e l'orrore del sedicente califfato è una ragazza yazida di 15 anni al New York Times.  D.A., queste le iniziali del suo nome, è una delle poche fortunate a essere riuscita a scappare dall'Isis, che giustifica con la Sharia il regime schiavistico che di fatto sembra imporre nel califfato. «Voglio usare il mio nome perchè quando lo Stato Islamico lo leggerà per me sarà una rivincita», afferma la 15enne al New York Times. La ragazza alla fine però cede alle insistenze dei suoi legali e autorizza la pubblicazione solo delle sue iniziali.

Riferisce che i militanti dell'Isis tengono ostaggio ancora molti membri della sua famiglia, e racconta la sua storia. Era in fuga dalla regione di Sinjar con i genitori, le cinque sorelle e una cugina quando la loro auto fu fermata dai jihadisti, che separarono subito gli uomini dalle donne, per poi dividere ulteriormente il gruppo fra donne non sposate e più giovani.  «Non volevo lasciare mia madre. Poi uno dei membri dell'Isis mi ha colpito con una pistola e mia madre mi ha detto di andare altrimenti mi avrebbero ucciso», ricostruisce D.A. Insieme ad alcune delle sue sorelle è stata trasferita a Mosul, dove è stata poi scelta da un militante.

«Ero con mia sorella, la tenevo per mano e non volevo lasciarla andare», racconta. Ma un coltello puntato alla gola di quella stessa sorella, che «non poteva nè parlare nè piangere» l'ha convita infine a consegnarsi. Da lì è iniziato un altro pellegrinaggio, fatto di altri otto spostamenti durante i quali ha incontrato altre ragazze, molte delle quali stuprate anche da più uomini. Dopo alcuni giorni a D.A. è stato detto che si sarebbe sposata. Un'idea che l'ha spinta a pensare inizialmente al suicidio. Ma che poi le ha dato la forza di provare, con successo, la strada della fuga.

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