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Il giallo sul califfo morto ma contro i miliziani «manca una vera strategia della coalizione»

Il califfo morto, ferito, chissà. Ma poco importa, per il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare. Esperto di strategia e un passato meno recente da "top gun": «Le voci contradditorie che sono trapelate nelle ultime ore sulla sorte del capo dell'Isis, il califfo al-Baghdadi - osserva Tricarico - vanno prima verificate. E, in secondo luogo, appare presumibilmente diverso il rapporto dell'organizzazione, che è strutturata come uno stato del quale non conosciamo ancora le logiche di successione, con la figura del capo, rispetto al rilievo che aveva la figura di Bin Laden per al Qaeda».

Per Tricarico, più importante concentrarsi sulla elaborazione di strategie di contrasto concrete, «delle quali non si vede ancora l'ombra», malgrado il cambio di rotta che il presidente americano Barack Obama ha dichiarato di aver messo in campo. Dal generale anche l'invito ad «ascoltare di più e meglio l'Italia nelle decisioni della Nato».

Generale, un tweet lo dà prima vittima dei raid Usa in Iraq, poi la rettifica: al-Baghdadi sarebbe ferito. La sua morte sarebbe un successo strategico? Chi comanda veramente nell'Isis?
«Non è certo la prima volta che si diffondono notizie poi rivelatesi infondate. Era già successo con il leader del famigerato gruppo jihadista Khorasan. Ancora oggi non si sa per certo se il suo capo Muhsin al-Fadhili sia vivo o morto. Bisognerebbe verificare se un'organizzazione ormai di tipo statale come l'Isis, con governatori e articolazioni decentrate, sia capace di garantire la successione. Ma non credo che il nome o la sorte del leader sia il nostro problema principale, ora».

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