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Dopo le accuse, si difende il vescovo paraguayano: il Pontefice "dovrà rendere conto a Dio, più che a me"

Alla rimozione del Papa dalla guida della diocesi di Ciudad del Este, monsignor Rogelio Livieres Plano risponde con una lettera definendo "infondata e arbitraria" la decisione della Santa Sede

ASUNCION. Un duro attacco, un nuovo capitolo di una vicenda che fatica a chiudersi. Dopo la rimozione ieri del Papa dalla guida della diocesi paraguayana di Ciudad del Este, monsignor Rogelio Livieres Plano ha in una lettera definito "infondata e arbitraria" la decisione della Santa Sede, della quale - precisa - il Pontefice "dovrà rendere conto a Dio, più che a me". Nella lettera scritta da Roma dove il presule rimosso si trova da qualche giorno e indirizzata al prefetto della Congregazione per i Vescovi, cardinale Marc Ouellet, monsignor Livieres accusa tra l'altro i media e "alcuni vescovi del Paraguay" di "manovrare in modo orchestrato e di passare indiscrezioni irresponsabili al fine di 'orientare' le azioni e l'opinione pubblica".

Interpellato sul 'caso Livieres' padre Federico Lombardi ha lasciato capire che non intende replicare. "Ma è una reazione molto violenta", gli è stato fatto osservare da un giornalista: "infatti, così forse sarà più facile capire perché c'era qualche problema", ha commentato il portavoce vaticano. Nella lunga lettera, tra riferimenti puntuali sulla vicenda e considerazioni più generali, mons. Livieres definisce "infondata e arbitraria" la sua rimozione.

"Il mio caso non è l'unico nel quale una Conferenza Episcopale si è opposta sistematicamente a una nomina fatta dal Papa... ho avuto la grazia del sostegno da parte dei papi san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI... Comprendo ora che papa Francesco abbia deciso di ritirare tale sostegno", prosegue monsignor Livieres, che a Roma avrebbe incontrato il card. Ouellet. Il presule fino a ieri alla guida della diocesi di Ciudad del Este riconosce tra l'altro "i tanti errori umani che posso aver commesso", ribadendo nel contempo di essere pronto a spiegare che alla base del suo caso c'è stata "un'opposizione e persecuzione ideologica"."Nonostante i tanti discorsi sul dialogo, la misericordia, l'apertura, la decentralizzazione e il rispetto nei confronti dell'autorità delle Chiese locali, non ho avuto l'opportunità di parlare con papa Francesco, quanto meno - prosegue Livieres - per chiarirgli qualche dubbio o preoccupazione". Riferendosi poi a quello che definisce il "vero problema della Chiesa in Paraguay", mons. Livieres sottolinea: "La crisi della fede e di una vita morale perpetuata dalla cattiv formazione del clero".

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