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Ebola: morto un medico liberiano trattato con il siero sperimentale

LIBERIA. Dopo le notizie promettenti, arrivate la settimana scorsa dagli Usa, della guarigione da Ebola del medico e della missionaria trattati con il siero sperimentale americano Zmapp, è arrivata oggi invece quella della morte del medico liberiano curato con lo stesso cocktail di farmaci. Il dottor Abraham Borbor, dopo aver mostrato segni di miglioramento, alla fine è morto la notte scorsa, come ha annunciato il ministro liberiano dell'Informazione Lewis Brown. 
Una delle vittime che si aggiunge al triste bilancio della lotta a questa epidemia che, secondo il coordinatore Onu, David Nabarro, è una «guerra», che non è stata ancora vinta e che per sconfiggerla ci vorranno almeno sei mesi.   
Nel corso di una conferenza stampa in Sierra Leone, Nabarro ha poi aggiunto che è «impossibile» vincere questa battaglia se le compagnie aeree non serviranno i Paesi toccati dal virus. È arrivato invece nella notte dall'Africa all'Inghilterra, con un volo speciale, William Pooley, 29 anni, il primo cittadino britannico affetto dal virus. L'uomo, ribattezzato 'infermiere eroè dopo essersi offerto come volontario per curare i malati di Ebola in Sierra Leone, è stato ricoverato in una unità altamente isolata al Royal Free Hospital di Londra. I medici che ora lo stanno curando a Londra affermano che hanno fiducia nel fatto che, con a disposizione tutte le migliori tecniche in circolazione, ci siano buone possibilità di salvarlo. Si attendono ancora i risultati sugli esami all'infermiera italiana che al ritorno dall'Africa si è sentita male in aereo e che ancora ricoverata dalla scorsa settimana a Istanbul.    
Intanto, sul fronte delle cure, il Giappone oggi si è detto pronto a fornire da subito un trattamento sperimentale, un farmaco antivirale messo a punto da una stessa azienda nipponica, da usare contro il virus Ebola. «Il nostro Paese è disposto a concedere il farmaco, in cooperazione con l'azienda, se l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - ha dichiarato il segretario generale del Governo, Yoshihide Suga - lo richiederà». Il farmaco giapponese invece, a base di favipiravir (o T-705), rispetto a ZMapp, ha il vantaggio di essere già stato approvato lo scorso marzo in Giappone come antivirale contro l'influenza, e attualmente è sottoposto a test clinici negli Stati Uniti per l'influenza. Si può assumere tramite compresse ed è quindi facile da somministrare in aree dove le infrastrutture mediche sono limitate, come in Africa.  «Nel frattempo che l'Oms prende una decisione - ha fatto sapere l'azienda produttrice - noi siamo disposti a rispondere alle richieste individuali di operatori sanitari, a condizione che si tratti di casi di emergenza. Abbiamo riserve sufficienti per oltre 20mila persone».    
Ma la lotta all'epidemia di Ebola si serve anche di altre 'armì, come la musica. Il cantante liberiano Charles Yegba, leader del gruppo musicale Afroco, ha infatti comporto una canzone rap contro il virus Ebola per sconfiggere la paura e far prendere coscienza alla gente di questa malattia, che esiste e non è un'invenzione. «Basta con la paura, non ti nascondere. La gente può sopravvivere a Ebola», sono alcuni dei versi della canzone che Yegba sta registrando in questi giorni, dopo l'assalto al centro di cura di Monrovia qualche giorno fa.

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