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Massacro in Iraq, sepolti vivi donne e bambini

BAGHDAD. I raid aerei americani contro lo  Stato islamico (Isis) in Iraq cominciano a dare risultati  concreti. Le forze curde dei Peshmerga hanno riconquistato oggi  due città in posizione strategica, mentre sono riusciti a  fuggire 20.000 degli almeno 40.000 civili della minoranza degli  Yazidi intrappolate da giorni sui monti di Sinjar, sotto la  minaccia dei jihadisti. Ma in migliaia continuano a rischiare la  morte per la fame, la sete e le violenze dei fondamentalisti.     


L'agenzia ufficiale egiziana Mena ha confermato proprio oggi  che almeno 500 Yazidi sono stati «giustiziati» nei giorni scorsi  dai jihadisti dello Stato Islamico a Sinjar, nel nord dell'Iraq,  aggiungendo che molte delle vittime, incluse donne e bimbi,  potrebbero essere state sepolte vive e che quasi 300 donne sono  state rapite per essere trasformate in schiave.  La Ue ha definito «crimini contro l'umanità» gli atti  commessi dai jihadisti nei giorni scorsi contro gli Yazidi. La  prima a lanciare l'allarme era stata la deputata Vian Dakhil,  appartenente a questa comunità, che in lacrime aveva denunciato  che almeno 500 Yazidi erano stati uccisi, mentre altrettante  donne erano state rapite per essere usate come schiave.     


Di fronte a questa emergenza, oggi il ministro degli Esteri  Federica Mogherini ha detto che l'Italia sta «valutando una  serie di altre iniziative» che vadano oltre gli aiuti umanitari,  e che coinvolgano qualche tipo di iniziativa militare. Anche se  ciò, ha sottolineato, richiederebbe «una mobilitazione  internazionale».     Oggi, per il terzo giorno consecutivo, le forze aeree  americane hanno compiuto attacchi sulle postazioni dell'Isis, in  particolare «per difendere le forze curde vicino a Erbil, dove  si trovano personale e cittadini americani», ha affermato il  Comando Centrale Usa. Gli attacchi sono stati compiuti con aerei  e droni e hanno distrutto camion e postazioni di mortaio dei  jihadisti, ha aggiunto la fonte.     


È questo appoggio aereo che ha permesso alle forze curde di  riconquistare le due cittadine di Guwair e Makhmur, cadute solo  tre giorni fa nelle mani dell'Isis nella sua marcia di  avvicinamento alla regione autonoma del Kurdistan. Si tratta di  due località strategiche, in particolare Makhmur, una trentina  di chilometri a sud-ovest di Erbil, la capitale curda, perchè  posta sulla strada verso i pozzi petroliferi di Kirkuk. Da parte  sua, secondo l'agenzia irachena Nina, l'esercito di Baghdad ha  lanciato due controffensive: una a ovest di Baghdad, nella  regione di Al Bakri, e l'altra nel distretto di Muqdadiya, a  nord-est della capitale.     Il presidente della regione autonoma del Kurdistan, Massud  Barzani, ha sottolineato l'efficacia dei raid americani, ma ha  anche chiesto agli Stati Uniti di fornire ai Peshmerga le «armi  necessarie» per continuare sul terreno la controffensiva.     


Papa Francesco è tornato a parlare della tragedia irachena  oggi durante l'Angelus, chiedendo di pregare per le «migliaia di  persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in  maniera brutale» e ricordando «i bambini morti di sete e di fame  durante la fuga, le donne sequestrate, persone massacrate,  violenze di ogni tipo». E in serata il Pontefice ha ricevuto il  cardinale Fernando Filoni suo inviato personale che domani  partirà per la missione in Iraq, affidandogli anche una somma  da impiegare per aiuti urgenti alle persone più colpite.  Al centro dell'attenzione internazionale rimane anche il  dramma degli Yazidi, seguaci di una religione pre-islamica  considerati miscredenti dallo Stato islamico. Secondo la  deputata Vian Dakhil 20.000 di quelli che erano rimasti bloccati  sulle montagne di Sinjar sono riusciti a fuggire grazie ad un  corridoio aperto dai curdi di Siria, che li hanno fatti passare  nel Paese vicino, per poi farli tornare sotto scorta nel  territorio curdo iracheno. Anche la Gran Bretagna, insieme agli  Usa, ha cominciato a paracadutare aiuti umanitari per coloro che  rimangono bloccati.     


Ma il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, volato  oggi a Baghdad, ha ricordato alle autorità irachene, come fatto  ieri dal presidente americano Barack Obama, che la soluzione  alla crisi dovrà passare per la formazione di un governo in cui  «tutti gli iracheni si sentano rappresentati», cioè sciiti e  sunniti. E mentre crescono le pressioni sul primo ministro  sciita Nuri al Maliki perchè rinunci alla richiesta di un terzo  mandato, il presidente Fuad Masum ha cercato oggi di accelerare  i tempi per la formazione del nuovo esecutivo minacciando di  sciogliere il Parlamento, uscito dalle elezioni del 30 aprile  scorso, se non nominerà nei tempi più brevi un nuovo premier. 

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