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Il Papa in Palestina: "Diritto di esistere dei due Stati"

BETLEMME. Papa Francesco è in Palestina, seconda tappa del suo viaggio in Terra Santa. L'elicottero con a bordo il Pontefice, partito da Amman, è atterrato all'eliporto di Betlemme. All'eliporto erano presenti tra gli altri il delegato apostolico a Gerusalemme e Palestina, mons. Giuseppe Lazzarotto, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa; quindi il rabbino Abraham Skorka e il dirigente musulmano Omar Ahmed Abboud, entrambi amici di Bergoglio a Buenos Aires, che il Papa ha voluto in questo viaggio.    
Da oggi anche Skorka fa parte del seguito papale in questo viaggio, dopo aver rinunciato ieri alla tappa in Giordania, essendo sabato. Il Pontefice è stato ricevuto da un alto rappresentante del presidente dello Stato di Palestina Abu Mazen (Mahmoud Abbas), in quale poi lo accoglierà nel Palazzo presidenziale di Betlemme per la cerimonia di benvenuto.
La polizia israeliana, intanto, ha arrestato stamattina a Gerusalemme 26 estremisti ebrei che dimostravano davanti alla Tomba di Davide, nello stesso edificio dove c'è il Cenacolo, che gli ultra' temono possa passare di sovranita'. I 26 - ha detto il portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld - facevano parte di una dimostrazione di circa 150 persone e sono stati arrestati per disturbo.



"CONFLITTO ISRAELIANI-PALESTINESI INACCETTABILE, BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DELLA PACE"
La situazione di conflitto tra israeliani e palestinesi «diventa sempre più inaccettabile», dice il Papa, ed «è giunto il momento» di avere «il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti».
«Il Medio Oriente da decenni vive le drammatiche conseguenze del protrarsi di un conflitto che ha prodotto tante ferite difficili da rimarginare e, anche quando fortunatamente non divampa la violenza, l'incertezza della ituazione e l'incomprensione tra le parti producono insicurezza, diritti negati, isolamento ed esodo di intere comunità, divisioni, carenze e sofferenze di ogni tipo», ha detto papa Francesco durante l'incontro con le autorità palestinesi e col presidente Abu Mazen nel Palazzo presidenziale di Betlemme. «Nel manifestare la mia vicinanza a quanti soffrono maggiormente le conseguenze di tale conflitto, vorrei dire dal profondo del mio cuore che è ora di porre fine a questa situazione, che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti», ha proseguito. «Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza», è stato l'appello del Pontefice. «È giunto il momento per tutti - ha aggiunto - di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti».



"EVITARE ATTI CHE CONTRADDICONO LA VOLONTA' DI PACE"
Ai fini di una soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi «auspico vivamente che si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza. La pace porterà con sè innumerevoli benefici per i popoli di questa regione e per il mondo intero. Occorre dunque incamminarsi risolutamente verso di essa, anche rinunciando ognuno a qualche cosa». Lo ha detto il Papa a Betlemme.
«Auguro ai popoli palestinese e israeliano e alle rispettive Autorità di intraprendere questo
felice esodo verso la pace con quel coraggio e quella fermezza necessari per ogni esodo», ha affermato Francesco durante l'incontro con le autorità palestinesi e il presidente Abu Mazen nel Palazzo presidenziale di Betlemme. «La pace nella sicurezza e la mutua fiducia - ha proseguito - diverranno il quadro di riferimento stabile per affrontare e risolvere gli altri problemi e offrire così un'occasione di equilibrato sviluppo, tale da diventare modello per altre aree di crisi».


"IL RISPETTO DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA CONDIZIONE IRRINUNCIABILE DELLA PACE"

Il rispetto della libertà religiosa, «fondamentale diritto umano», è «una delle condizioniirrinunciabili della pace, della fratellanza e dell'armonia». Lo ha detto il Papa a Betlemme dinanzi al presidente Abu Mazen e alle altre autorità palestinesi. Francesco ha ricordato lalocale comunità dei cristiani, che vogliono essere «cittadini a pieno diritto», e ha apprezzato l'impegno per un Accordo tra Palestina e Santa Sede su vari aspetti della vita dei cattolici, «con speciale attenzione alla libertà religiosa».


"LE SPADE SI TRASFORMINO IN ARATRI"
Per le autorità palestinesi, incontrate nel Palazzo presidenziale di Betlemme, papa Francesco ha invocato «la forza necessarie a portare avanti il coraggioso cammino della pace, in modo che le spade si trasformino in aratri e questa Terra possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia». «Salam!», è stato quindi il suo saluto.


IL PAPA PREGA DAVANTI AL MURO DI BETLEMME
Papa Francesco si sta recando a piazza della Mangiatoia, cuore di Betlemme, e ha scelto di passare vicino al muro, probabilmente cambiando percorso. Bergoglio è sceso dalla papamobile per avvicinarsi alla barriera di cemento che divide Betlemme da Israele. Il Papa non aveva mai citato il 'muro' nel discorso ufficiale al Palazzo presidenziale di Betlemme davanti ad Abu Mazen. Ma scegliendo di passare con la papamobile lungo la barriera di cemento e filo spinato, che divide Betlemme da Israele, e scendendo dalla vettura per avvicinarsi e pregare alcuni istanti ha, ancora una volta, deciso di parlare con un gesto.
Il percorso della vettura con a bordo il Papa non è stato cambiato, era previsto che passasse nelle vicinanze della barriera. Ma il fatto che il Papa si sia fermato, sia sceso
dalla auto e abbia pregato davanti al simbolo della divisione tra Israele e Palestina è stato, secondo quanto si apprende, un fuori-programma.
Fermandosi vicino al muro di divisione a Betlemme il Papa si è avvicinato, lo ha toccato per alcuni istanti, si è raccolto in preghiera e ha appoggiato la fronte sulla barriera di cemento. Lo ha riferito padre Federico Lombardi nel corso di un briefing, sottolineando appunto che la sosta «non era preparata».



L'INVITO AD ABU MAZEN E SHIMON PERES IN VATICANO PER PREGARE PER LA PACE
Il Papa ha invitato Abu Mazen e Shimon Peres a pregare insieme per la pace. «Offro la mia casa del Vaticano per questo incontro di preghiera», ha detto al Regina Coeli alla fine della Messa a Betlemme.
«In questo Luogo, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un'intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano - ha detto Papa Francesco - per ospitare questo incontro di preghiera.
Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti, specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera».
Papa Francesco ha infine sottolineato: «Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace».



IL PAPA AFFIDA IL MEDIORIENTE ALLA MADONNA
Al Regina Coeli al termine delle messa nella Piazza della Mangiatoia di Betlemme, papa Francesco ha affidato a Maria «questo territorio e tutti coloro che vi abitano, perchè possano vivere nella giustizia, nella pace e nella fraternità», e «anche i pellegrini che qui giungono per attingere alle sorgenti della fede cristiana». «Alla Vergine Santa - ha aggiunto - affidiamo le sorti dell'umanità, perchè si dischiudano nel mondo gli orizzonti nuovi e promettenti della fraternità, della solidarietà e della pace».



A PRANZO CON FAMIGLIE PALESTINESI. Il Papa è a pranzo con una ventina di persone. Si tratta di famiglie palestinesi in situazione di difficoltà. Le persone ospitate dal Papa, alla casa di Betlemme per i pellegrini tenuta dai francescani, Casa Nova, sono una ventina e sono tutte intorno al suo tavolo. Non ci sono vescovi e cardinali. Successivamente il Papa si recherà nel campo profughi di Dheisheh, sempre a Betlemme.

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