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Lo chef nisseno Giovanni Bruno star di Megavino a Bruxelles

BRUXELLES. Come uno chef può tirare la volata alle aziende del vino presenti in una fiera. E’ quello che è successo alle cantine siciliane presenti a Megavino a Bruxelles, il più grande salone del Benelux, dove la grande attrazione è stato quest’anno lo Show Cooking dello chef Giovanni Bruno, trasferitosi con la famiglia in Belgio dalla natia Caltanissetta che non aveva nemmeno dieci anni e oggi titolare di uno dei più famosi locali di Bruxelles, il ristorante SenzaNome, frequentato pure dalla Famiglia reale belga. 
Le realizzazioni di Giovanni Bruno – che si contraddistinguono per qualità delle materie prime, nettezza dei sapori, emozione a ogni boccone per intensità, equilibrio e piacevolezza complessiva all’assaggio, godimento anche dell’occhio per la cura della presentazione  - sono state accompagnate da abbinamenti a vini siciliani e commentate dal giornalista specializzato Patrick Maclart che ha dato una mano a Bruno ad illustrare non solo i piatti ma pure i differenti vitigni autoctoni dell’isola e le diversità delle varie zone di produzione.
“E’ la prima volta che partecipiamo a Megavino – raccontano infatti Paula e Nicolas Gatti, titolari della cantina Tenuta Gatti nel Messinese – e ne siamo contentissimi. Lo Show Cooking di Giovanni Bruno ha fatto da traino, dopo aver assaggiato lì in degustazione i nostri vini, alcuni giornalisti e buyers sono venuti alla nostra postazione per conoscere meglio la nostra produzione. Megavino è una fiera relativamente piccola ma dove si lavora bene, qui gli operatori non ti chiedono prima il prezzo e solo se sei al di sotto di una certa soglia ti assaggiano, ma prima sentono il vino e poi se gli piaci si parla di listino”.
Anche per Bruno era la prima volta a Megavino, e come sua abitudine, ha cercato di dare il meglio di sé.“E’ vero, ho fatto più di quanto il budget mi avrebbe consentito – ammette Bruno – ma se decido di fare qualcosa cerco di dare il massimo. Lo stand dove si è svolto lo show poteva essere migliore – così si rammarica lo chef – perché noi italiani siamo famosi nel mondo per il design, ma non è dipeso da me”.
Per avere un’idea del perfezionismo di Giovanni Bruno basti pensare che si fa arrivare dall’Italia anche le uova. La sua è una cucina “semplice, creativa, conviviale”, così la definisce, una cucina italiana “fusion” delle diverse regioni, “che desta curiosità di essere provata”, caratterizzata da un sapiente uso delle erbe aromatiche e spezie mediterranee, una cucina “che piace a tutti, varia e salutare, che si può mangiare tutti i giorni” ma sempre presentata con grande raffinatezza, sapori autentici e abbinamenti creativi, sempre curatissimi nel “look”. 
Sulla cucina italiana all’estero spiega che non si può più pensare “di lavorare sulla scia della gloria della Dolce Vita, perché il cliente arriva preparato, conosce prodotti e vini, ci vuole maggiore professionalità”. Qualche esempio dei piatti di “cucina italiana fusion” proposti a Megavino da Giovanni Bruno: vitello tonnato, capperi e pomodoro datterino; crudo di pesce e bottarga di muggine, pesce del mercato all’acqua pazza; orecchiette al ragù di salsiccia, pepe nero e finocchietto; stracotto di melanzana con aceto 18 mesi; fregola sarda con cozze e vongole al pomodoro. Il tutto in abbinamento a vini siciliani, “vini di carattere” li ha definiti Bruno, che con la sua cucina raffinata e appassionante ha contribuito in modo determinante a mandare appassionati, giornalisti e operatori nei banchetti delle cantine siciliane.

Alla quindicesima edizione di Megavino, conclusa ieri, l'Italia era il terzo paese per numero di espositori presenti . Dalla Sicilia grandi cantine pluripremiate come l’agrigentina Milazzo, ma soprattutto tante piccole-medie aziende per cui ritagliarsi uno spazio, anche minuscolo, nel ricco mercato belga può essere importante . “Noi veniamo già da qualche anno – spiega Antonella Brugnano dell’omonima azienda – è vero che in questa fiera ci sono solo operatori dal Belgio, ma è una fiera che costa poco e in cui abbiamo contatti per noi interessati,  così ogni anno finisco per mandare un numero piccolo di pallet, ma per le mie dimensioni significato, di vino qui in Belgio”. Tra le cantine presenti, Valdibella, Maurigi, Tenuta dell’Abate, Luna Sicana e Casa di Grazia.  Altre aziende poi erano presenti negli stand degli importatori più grandi. “Verso i vini siciliani c’è un interesse crescente – assicura Marco Olivieri che fornisce vini italiani alla grande catena commerciale Delhaize – non più tanto verso il nero d’avola ma verso i bianchi. Della Sicilia noi proponiamo con grande successo un’inzolia in purezza e un blend di grillo e viogner, tra i rossi del Sud in questo momento invece piace di più il Negroamaro pugliese”.

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