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Siria, il Papa: "Armi perfette, coscienze addormentate"

CITTA' DEL VATICANO. «Abbiamo perfezionato  le  nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo  reso più sottili le ragioni per giustificarci». Così, «come se  fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione,  dolore, morte». «La violenza e la guerra hanno il linguaggio  della morte». «In ogni guerra facciamo rinascere Caino».     


È la meditazione del Papa durante la veglia di preghiera per  la pace in Siria e Medio oriente, convocata insieme a una  giornata di digiuno, invitandovi tutti i cattolici, i cristiani,  i fedeli di ogni religione e gli uomini di buona volontà Una  iniziativa «forte» nella prima fase del suo pontificato,     spinta dalla preoccupazione per l'uso di armi chimiche in Siria,  di cui è accusato il dittatore Assad, e per le minoranze, anche  cristiane, di cui sembrano disinteressarsi i ribelli. Una  iniziativa presa mentre il presidente Obama valuta di  intervenire in Siria senza l'assenso dell'Onu, e molte opinioni  pubbliche temono la mondializzazione di un conflitto in Siria. E  quando non solo i cristiani siriani temono che un dopo Assad  possa rivelarsi altrettanto nefasto del dopo-Saddam iracheno.    


In questo quadro, oltre centomila, credenti e non - quasi  tutte le sigle cattoliche, esponenti islamici con il Coreis e  l'imam Yaya Pallavicini - si sono trovati a pregare attorno al  Papa in piazza San Pietro e molti si sono associati o al digiuno  o alla preghiera in diverse parti del mondo, compreso il muft  di Siria nella moschea degli Omayyadi a Damasco. Tra letture  bibliche, rosario, intronizzazione della icona di Maria «Salus  populi romani», adorazione eucaristica, circa quattro ore di  preghiera per la pace, accompagnate da una meditazione di papa  Francesco. Una meditazione tra profezia e antropologia,  indagando la radice dell'odio tra fratelli e sperando la  ricomposizione della fratellanza in relazioni fondate sulla  bontà e l'amore concreto per l'altro. Riecheggiando Paolo VI  all'Onu con il suo «mai più la guerra».      T


utti in piazza San Pietro con le proprie diversità,  consapevoli che pregare e digiunare possono essere armi spuntate  di fronte a quelle chimiche, di fronte alle «coscienze  addormentate» e alle «sottili ragioni» addotte per  giustificarsi. Che i problemi da affidare alla diplomazia come  alternativa alla guerra sono complessi, gli interessi  divergenti, la pacificazione difficile, le divisioni sempre in  agguato. «Perdono, dialogo, riconciliazione», ha ricordato il  Papa, sono le parole della pace per «l'amata nazione siriana,  il Medio oriente, il mondo».  Come le spade convertite in  aratri e le lance in falci del profeta Isaia rilette stasera. Il  linguaggio dell'utopia e della profezia cercherà di dire  qualcosa alla politica mondiale e alla diplomazia. E come sempre  sarà una scommessa. 

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