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Tre pescherecci mazaresi sequestrati dai libici

Nei motopesca una ventina di marittimi. Non sono stati sparati colpi di arma da fuoco per fermare le imbarcazioni, ma i militari libici sarebbero saliti a bordo

MAZARA DEL VALLO. Tre motopesca della flotta di Mazara del Vallo sono stati sequestrati in serata dalla motovedette libiche. Secondo le prime informazioni comunicate via radio al momento del sequestro si trovavano tra le 30 e le 50 miglia dalla costa di Bengasi, il porto in cui sarebbero stati dirottati. A bordo dei tre pescherecci si dovrebbero trovare, una ventina di marittimi. Non sono stati sparati colpi di arma da fuoco per fermare le imbarcazioni, ma i militari libici sarebbero saliti a bordo.
Il presidente del Distretto produttivo per la pesca (Cosvap) di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo, che negli ultimi anni ha stabilito rapporti di cooperazione con diversi Paesi africani, ha già interessato della vicenda il governatore libico Abu Ajar e il viceministro dell'Agricoltura, con delega alla Pesca, Adnan Jibrial. Tumbiolo ha informato anche l'ambasciatore d'Italia a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, ancora all'oscuro del sequestro. "Confidiamo - ha dichiarato Tumbiolo - in una veloce e pacifica soluzione di questa crisi. I buoni rapporti istaurati tra la Libia e la Sicilia nel settore della pesca ci dovrebbero in tal senso essere di aiuto".


IL CAPITANO: "STIAMO BENE" - «È tutto a posto, siamo al bordo del peschereccio nel porto di Bengasi e qui con noi c'è anche il console italiano in Libia e il parlamentare Bellotti». L'ha detto per telefono all'ANSA Francesco Di Giovanni, il capitano del motopesca «Antonino Sirrato», della marineria di Mazara Del Vallo (TP), sequestrato ieri dalle motovedette libiche insieme ad altri due
pescherecci, il «Maestrale» e il «Boccia».   Di Giovanni ha 35 anni, è padre di due bambini piccoli. «Stiamo bene - continua - Quando tornerò, visto che l'Italia non offre altro, continuerò a fare il pescatore».  Intanto, dopo momenti di paura e tensione, la moglie di Di Giovanni, Antinonina Gancitana, è più tranquilla: «Spero di riabbracciare Francesco - dice - al più presto».

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