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Libia, Obama: "Fatto il nostro dovere"

Il presidente degli Stati Uniti: "Abbiamo evitato una strage da parte del regime di Gheddafi, proteggendo i civili". Il comando sarà ceduto mercoledì alla Nato

WASHINGTON. Gli Stati Uniti hanno fatto il proprio dovere in Libia, evitando con il loro intervento una strage da parte del regime di Muammar Gheddafi. Ora la palla può passare alla Nato, che da mercoledì (domani) prenderà il comando operativo delle operazioni militari, continuando a proteggere i civili minacciati.    In un intervento in diretta televisiva della durata di quasi mezz'ora, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha spiegato per la prima volta nei dettagli la sua decisione di intervenire in Libia, anche se il Paese non rappresenta una minaccia diretta per gli Stati Uniti.    


Ma, soprattutto, Obama ha spiegato perché è giunto il momento di cedere il comando, ora che gli obiettivi di questa operazione militare a carattere limitato, senza l'intervento delle truppe di terra, sembrano esser stati raggiunti. L'intervento Usa ha permesso infatti di frenare "l'avanzata mortale" del rais libico, pronto a fare una strage, come quella del Ruanda o di Srebrenica in Bosnia, pur di mantenersi al potere.     Nel suo discorso televisivo pronunciato alla National Defense University di Fort McNair, nei pressi di Washington, il presidente ha confermato che l'obiettivo "ampio" degli Stati Uniti comunque rimane quello di rovesciare Gheddafi. Non sarà facile, non succederà in 24 ore, ma Usa ed alleati  stanno premendo in questa direzione, anche se non verrà ripetuto l'errore iracheno di rovesciare militarmente il governo.   


"Ho detto che il ruolo dell'America sarebbe stato limitato, che non avremmo inviato truppe terrestri in Libia", ha detto tra l'altro Obama prima di aggiungere: "Ho detto che avremmo trasferito la responsabilità ai nostri alleati e partner, ed oggi manteniamo questo impegno".    Gli Usa continueranno ovviamente ad appoggiare la coalizione, ma il ruolo di Washington, che nelle prossime ore verrà ridimensionato, si limiterà ad essere di appoggio, fornendo intelligence, aiuti logistici ed umanitari, oltre a disturbare le strutture di comunicazione delle forze armate e del governo libico, un settore in cui gli Usa sono leader.     Nel suo intervento Obama ha tenuto in particolare a rispondere al Congresso che lo accusa di non averlo informato come avrebbe dovuto, sui dettagli dell'intervento e dell'impegno statunitense.    La Casa Bianca su questo punto continua a ripetere che i leader del Congresso (che erano in pausa primaverile) sono stati informati e che i poteri che la Costituzione conferisce al comandante in capo lo autorizzano ad intervenire in maniera limitata senza via libera parlamentare preventivo.   


Obama ha preso la parola in tv poche ore prima della ministeriale, in calendario oggi  a Londra, del gruppo di contatto sulla Libia, una riunione dalla quale potrebbero emergere le prime soluzioni politiche alla crisi. Per gli Usa vi parteciperà il segretario di Stato Hillary Clinton.     C'é chi accusa ancora oggi il presidente di avere agito in maniera confusa, e l'intervento televisivo potrebbe non avere risolto i dubbi. Da un lato Obama chiede a Gheddafi di lasciare il potere, dall'altro la Casa Bianca riconosce volentieri che l'obiettivo della missione non è di rovesciare il regime ma soltanto di proteggere i civili minacciati.    Infine, aver stabilito una no-fly zone sui cieli libici piace soltanto al 47% degli americani, ed in molti temono di vedere gli Usa impantanati su un terzo fronte islamico, senza una chiara via d'uscita perché Gheddafi sembra pronto a resistere. Non tutti sono convinti infatti che gli Stati Uniti potranno rimanere in secondo piano, se come non si può escludere, la situazione peggiorasse improvvisamente.

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