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Egitto, la rabbia della gente: "Poliziotti, siete i nemici di Dio"

Decine di cortei si sono mossi per l'intera giornata al Cairo. Numerosi anche i cordoni di agenti schierati in tenuta anti-sommossa e protetti da blindati pronti a usare idranti. I manifestanti: "C'é bisogno di un cambiamento"

IL CAIRO. Dietro le inferiate che delimitano il giardino zoologico di Giza, sobborgo sud-orientale del Cairo, le poche famiglie che in questo "venerdì di collera" si sono rifugiate tra gli animali in gabbia guardano con stupore la testa di uno dei cortei che stanno invadendo la capitale egiziana.
"Uno due e tre, il popolo egiziano dov'é?", gridano i dimostranti partiti dalla moschea di Giza, dove ha pregato anche Mohammed El Baradei, uno dei leader delle opposizioni del Paese. "Venite in strada anche voi!", grida un manifestante, che rivolgendosi alle famiglie ancora dentro lo zoo dice: "Ci trattano peggio degli animali, unitevi a noi!".     
Dall'altra parte del Cairo, a Nasr City, quartiere della ricca borghesia cittadina, le strade sono tutte bloccate da decine di diversi cortei. Dietro di loro li attendono numerosi cordoni di polizia schierata in tenuta anti-sommossa e protetta da blindati pronti a usare idranti. I dimostranti puntano tutti a Piazza della Liberazione, Maydan al Tahrir, teatro martedì scorso della prima ondata dell'inedita mobilitazione anti-regime.    
A Nasr City, tra le grandi moschee di Rabaa e al Adawiya, la gente si riversa in strada: donne velate col niqab (che lascia scoperti solo gli occhi), in mezzo a donne con jeans attillati, ragazzi e bambini. Quasi tutti con il tappeto della preghiera sotto il braccio. "Il popolo egiziano vuole la caduta del regime!".     
I cortei che provengono dai quartieri orientali della città sono pieni di membri della Fratellanza musulmana, illegale dai tempi di Sadat e che nei primi giorni di protesta era rimasta a guardare, sorpresa della forza e della tenacia di questi giovani senza tessere di partito.    
Due donne velate si uniscono a un corteo: "Non sappiamo dove vadano, ma ci uniamo a loro. Davvero, c'é bisogno di un cambiamento". Il padre di due bambini afferma: "A noi il denaro non manca, ma chiediamo giustizia sociale perché moltissima gente non arriva a comprare il pane e c'é chi mangia mezzo panino al mattino e l'altro mezzo la sera".    
Sopraggiunge un medico: "Ho visto una donna morire nel mio ospedale perché non aveva i soldi per l'operazione. E' vero: siamo trattati peggio delle bestie. Basta!". C'é chi invoca la caduta della "famiglia reale", in riferimento al presidente Mubarak e al suo seguito, e c'é anche un bambino di 11 anni, accompagnato dal padre: "Sono qui perché mio padre mi ha spiegato che tutto questo serve per il mio futuro. Perché quando sarò grande avrò bisogno di lavorare e prender casa per la mia famiglia. E tutto questo, mi ha detto papà, non è possibile adesso".    
Il corteo che da Giza si dirige a Tahrir viene bloccato nella piazza Galaa. Un impressionante dispositivo di sicurezza costringe i manifestanti a deviare verso ovest, allontanandosi dal loro obiettivo. Ma i giovani urlano: "Mubarak, Mubarak, vai in Arabia Saudita, è lì il tuo posto". Si riferiscono al deposto presidente tunisino Ben Ali, due settimane fa rifugiatosi a Gedda in seguito alle proteste popolari.     
Arrivano i lacrimogeni e delle donne ai lati del corteo distribuiscono Coca-Cola e limoni, da usare per lavarsi gli occhi e la bocca dal gas irritante. Questo mentre da Tahrir giungono le notizie di almeno due morti. E nei pressi della piazza, un altro corteo è arrivato a lambire lo slargo, ma viene fermato da un cordone di poliziotti. "Siete i nemici di Dio! I nemici di Dio!", urlano i manifestanti agli agenti. Silenzio per pochi secondi e poi, all'unisono, i dimostranti intonano l'inno nazionale egiziano. Seguono applausi. La protesta continua.

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