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Scaduto l'ultimatum per Cicala e la moglie: ore di angoscia

Un negoziatore maliano ha riferito che il carinese e la consorte "per il momento non saranno uccisi". Ma c'è apprensione perché "i sequestratori rischiano di non avere ciò che chiedono"

Roma. Ore di angoscia per la sorte di Sergio Cicala (65 anni) e di sua moglie Philomene Kabouré (39 anni), rapiti lo scorso 18 dicembre in Mauritania, al confine con il Mali, dai militanti di Al Qaida per il Maghreb islamico (Aqmi): scaduto ieri notte infatti l'ultimatum che i sequestratori avevano lanciato al governo italiano per la loro liberazione, ma un negoziatore maliano - che ha preferito mantenere l'anonimato - ha riferito che i due, "per il momento, non saranno uccisi".
"Abbiamo avuto delle garanzie sul fatto che allo scadere dell'ultimatum la loro vita non sarà in pericolo", ha spiegato la fonte all'agenzia francese France Presse. Ma, ha aggiunto, "siamo preoccupati per la loro sorte perché i sequestratori rischiano di non avere ciò che chiedono".
La settimana scorsa Pierre Camatte, l'ostaggio francese trattenuto per quasi tre mesi dallo stesso gruppo islamico, è stato rilasciato a seguito della liberazione da parte delle autorità maliane di quattro affiliati all'organizzazione terrorista. Ma la richiesta dell'Aqmi per la liberazione degli altri ostaggi (i due italiani e tre cooperanti spagnoli) comprendono anche la scarcerazione di un numero imprecisato di "combattenti" ora detenuti in Mauritania. Paese, quest'ultimo, tutt'altro che disposto a trattare con i terroristi, come ha fatto invece il Mali.
Da qui evidentemente le "preoccupazioni" espresse dal negoziatore maliano e la convinzione che i sequestratori stavolta non riusciranno ad ottenere quello che cercano.
Cicala e la moglie erano stati rapiti poco prima di Natale in Mauritania mentre a bordo di un fuoristrada viaggiavano verso il Burkina Faso, paese d'origine della donna. Il 28 dicembre comparve la loro prima foto diffusa dai terroristi che li tengono prigionieri. Ieri invece il Site, il centro di intelligence basato negli Usa che monitora i siti qaedisti, ha scovato il messaggio audio in cui Cicala si è appellato direttamente al premier Silvio Berlusconi, implorando il governo italiano a fare "concessioni" per salvare la sua vita e quella di sua moglie.
Sottotraccia, diplomazia e servizi italiani sono al lavoro da mesi per arrivare alla liberazione dei due, ma la Farnesina continua a mantenere la linea della riservatezza, come già in simili occasioni precedenti. Secondo la stessa fonte maliana sarebbero invece "ad un punto morto" i negoziati per il rilascio dei tre cooperanti spagnoli - due uomini e una donna - della Ong Barcelona Accio Solidaria. Pare comunque che i tre stiano bene. Per loro, oltre alla liberazione di terroristi, è stato chiesto un riscatto di cinque milioni di dollari che, secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, il governo di Madrid avrebbe già pagato.
Camatte, il francese liberato, ha parlato nei giorni dei suoi sequestratori come di un gruppo di "fanatici". Ma la loro attività  preoccupa sempre di più gli esperti delle intelligence occidentali, convinti che il gruppo possa presto essere in grado di sferrare attacchi anche in Europa.

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