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Dolce&Gabbana, Sicilia in fiore tra monete e templi

Un sogno felliniano con musiche di Nino Rota

MILANO. Colonne, templi, monete antiche:  una Sicilia immaginata, un sogno felliniano, volutamente  esagerato e un pò folle, in passerella oggi da Dolce&Gabbana.     Cinque secoli di dominazione greca in Sicilia, dalle prime  colonie alle guerre puniche, hanno lasciato segni così profondi  che, quando Domenico Dolce e Stefano Gabbana utilizzano le  immagini dei grandi templi presenti in ogni angolo dell'isola,  la stampa straniera magari sintetizza e parla di Grecia. È  successo, perchè non è la prima volta che i due pescano tra  colonne e monumenti antichi della terra che amano di più. Ma  stavolta non ci può essere equivoco: si tratta di Sicilia, non  di Grecia, sono i templi di Selinunte, Segesta, Siracusa,  Agrigento, sono gli antichi teatri dell'isola, tutti stampati  come litografie sugli abiti più belli, e tutti sempre circondati  da immagini di ceramiche inconfondibilmente siciliane.      Ancora Sicilia? Sì, perchè il mondo della moda chiede  all'Italia di essere Italia, figurarsi quindi se non chiede a  Dolce&Gabbana di essere Sicilia. E allora eccola, in trionfo  sulla passerella, come in un film che potrebbe essere stato  girato da Fellini. Le musiche non a caso sono quelle di Nino  Rota, inconfondibili. E tutto è trasfigurato, un pò surreale  come nel Satyricon (restaurato l'anno scorso con il sostegno dei  due stilisti), ma senza il senso della decadenza dissoluta che  quell'opera di Fellini voleva trasmettere. Qui in passerella,  con i mandorli in fiore sullo sfondo, tutto ha una gioiosità  positiva, solare e dorata, come le monete che riempiono abiti,  scarpe, borse, orecchini e cinture. Domenico e Stefano hanno  fatto una ricerca sul periodo greco in Sicilia, si sono  appassionati, hanno visto le monete che ogni città coniava nella  propria autonomia, le hanno riprodotte, ridipinte, stampate su  tacchi, zeppe e fibbie, ne hanno fatto acconciature da  principesse in boccio, le hanno messe sugli abiti dorati.     Tutto è perfino un pò più forte e ricco del solito: «Avevamo  voglia di fare qualcosa di più spinto, ci piace l'idea della  creatività assoluta che lascia lo spazio libero alla fantasia».  Eppure non si pensi a silhouette complicate: pur nella ricchezza  dei decori tutto ha una certa semplicità di forme. Ma non si  pensi neppure a una monotona rassegna di cartoline: la sfilata  alterna di tutto, dopo la stampa con i templi arrivano  improvvisamente i pois, stretti in vita da una grande moneta,  poi la seta laccata e dipinta a rami di mandorlo e quindi il  tessuto che sembra la carta da cioccolatini, l'abito-pelliccia  con collanona e coroncine di fiori che fanno tanto Satyricon.  Dappertutto bianche colonne, anche come tacco alto, sandali da  centurione, maestose zeppe con le teste dei vasi di Caltagirone  e le nuove borse Eva e Sara (il nome della mamma di Dolce).     Un finale tutto in pizzo d'oro dove spicca la dolce  biondissima bellezza di Anna Ewers, modella tedesca di 16 anni,  simbolo della collezione: «Perchè chi vive in Sicilia - spiegano  gli stilisti - talvolta non la guarda e non la capisce, ma chi  arriva da fuori la scopre e la fa scoprire anche a noi». 

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