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Milano, la rabbia della Moratti: "Nessuno tocchi il calendario"

Dopo la richiesta della direttrice di Vogue America di compattare le sfilate in tre date, il sindaco risponde duramente: "Non accettiamo interferenze". Intanto si pensa già all'evento di settembre

Milano. A pochi giorni dalla pubblicazione definitiva del calendario della Settimana della Moda di Milano, in programma nel capoluogo lombardo dal 24 febbraio all'1 marzo, non sembrano volersi placare le polemiche sulle interferenze esterne che hanno stravolto il palinsesto delle passerelle. A scendere in campo questa volta, dopo le dichiarazioni del presidente della Camera della Moda, Mario Boselli, è direttamente il sindaco di Milano Letizia Moratti: “La moda è Milano e vogliamo fare in modo che nessuno, anche se si chiama Anne Wintour, possa permettersi di fare e disfare il nostro calendario. Stiamo già lavorando con il settore Eventi e il settore Cultura del Comune - ha spiegato a margine di un convegno a Palazzo Marino - per proporre il prossimo settembre un calendario che stimoli il mondo della moda a uno scatto d'orgoglio". Motivo del risentimento, la richiesta fatta dalla direttrice di Vogue America, Anne Wintour, ai maggiori stilisti italiani e francesi di compattare le sfilate in soli tre giorni: dal 26 al 28. “Noi abbiamo rispetto per il lavoro della signora Wintour – aveva dichiarato pochi giorni fa il presidente della Camera della Moda, Mario Boselli – ma lei non sembra rispettare il lavoro altrui. A Milano è la benvenuta, ma se viene per un arrogante mordi e fuggi che scompiglia tutto, allora forse è meglio che resti a casa". Parole dure e un risentimento dovuti anche al fatto che molte delle maison italiane chiamate in causa hanno subito accettato di spostare le loro sfilate, differentemente dal rifiuto categorico arrivato dai cugini d'oltralpe. “Per poter dare un segnale alla moda - ha continuato Letizia Moratti - cercheremo di costruire un calendario più ricco in questa settimana per stimolare il mondo della moda a dilatare il calendario. Credo che la moda milanese possa avere uno scatto d'orgoglio - ha infine concluso - e non farsi imporre calendari da chi viene a vedere la nostra moda. La moda milanese è profondamente diversa dalle altre: da noi non ci sono solo i grandi designer ma c'é il mondo che produce e realizza". A fare da eco alle parole del sindaco milanese anche Diego Della Valle, patron del gruppo Tod's, che appellandosi all'orgoglio patrio degli stilisti italiani e sottolineando gli effetti collaterali di questa decisione sull'intero settore Made in Italy ha detto: “Ridurre i giorni di presenza a Milano di giornalisti e buyer, infatti, danneggerà migliaia di piccole e medie aziende, le quali, dopo un anno difficile, perdono un'occasione importante per avere visibilità per i loro prodotti. In questo modo, Milano rischia di arrivare all' Expo (prevista per il 2015 ndr) impoverita di uno dei suoi asset più importanti”.

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