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Ania Cares, servizio gratuito di pronto soccorso psicologico e riabilitazione dopo un incidente stradale

Sostenere, attraverso uno specifico protocollo, le vittime che hanno subito gravi traumi o i familiari di quelle persone morte in un incidente stradale. ANIA Cares è il primo servizio di assistenza psicologica per le vittime di incidenti stradali e per i loro familiari, finanziato dalle compagnie assicurative italiane, attraverso la Fondazione ANIA e creato in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia Sapienza Università di Roma e con la Polizia di Stato. È un servizio totalmente gratuito, al quale si può accedere chiamando il numero verde 800 893 510 operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, oppure attraverso il sito www.aniacares.it.

Dalla fase sperimentale alla diffusione nazionale

ANIA Cares è partito nel 2017, quando la Fondazione ANIA ha avviato la fase sperimentale con la creazione di un comitato scientifico guidato dalla prof.ssa Anna Maria Giannini, ordinaria e coordinatrice responsabile del Laboratorio di Psicologia Sperimentale applicata, Dipartimento di Psicologia, “Sapienza” Università di Roma. Tra i membri del Comitato sono stati inseriti alcuni tra i principali esperti mondiali in psicologia del trauma, tra i quali figurano Roger Solomon (psicoterapista specializzato nel trattamento dei traumi, consulente del Senato degli Stati Uniti d’America e tra coloro che hanno assistito le vittime dell’Uragano Katrina e dell’11 settembre) e Richard Mollica (psichiatra statunitense tra i massimi esperti della sindrome postraumatica da stress, insegna psichiatria alla Harvard Medical School ed è direttore dello Harvard Program in Refugee Trauma del Massachussets General Hospital). Grazie al loro supporto è stato elaborato un protocollo di intervento innovativo per l’Italia, mettendo a disposizione di chi ne ha bisogno un aiuto qualificato (e totalmente gratuito) per reagire dopo un incidente stradale, superando le conseguenze psicologiche per danni fisici permanenti o per la perdita di una persona cara. Il protocollo prevedeva un ciclo complessivo fino ad un massimo di 8 sedute di pronto soccorso psicologico. Sono stati così selezionati e formati i primi 100 psicologi per l’assistenza alle vittime della strada e ai loro familiari.

Un numero verde operativo h 24

La Fondazione ANIA ha attivato un numero verde (800 893 510), operativo 7 giorni su 7, 24 ore al giorno al quale potevano far riferimento i familiari delle persone coinvolte in incidenti stradali gravi e le stesse vittime: per la fase sperimentale il progetto coinvolgeva quattro città italiane: Milano, Firenze, Roma e Campobasso. In queste città è stata creata una rete che ha coinvolto anche alcuni degli ospedali più importanti operativi sul territorio: l’Ospedale Niguarda a Milano, l’Ospedale Careggi a Firenze, l’Ospedale Gemelli e l’Ospedale Sant'Andrea a Roma e l’Ospedale Cardarelli di Campobasso. Il progetto prevedeva che gli psicologi lavorassero in collaborazione con i reparti di emergenza di questi ospedali. Oltre al protocollo terapeutico, il progetto prevedeva anche la formazione di tutte quelle figure professionali che, a vario titolo, hanno contatti con le vittime di incidenti stradali e i loro familiari: dalle forze dell’ordine che intervengono al momento dell’incidente, passando per i medici legali ed i liquidatori assicurativi. In tal modo viene realizzato un approccio integrato ma differenziato rispetto ai momenti di contatto con le vittime. Per tutte queste figure professionali è stato realizzato un manuale operativo, che descrive tutte le fasi e le tipologie di intervento.
Al termine della fase sperimentale è stata riconosciuta la validità del modello operativo appositamente creato e, di conseguenza, è stato deciso di confermare ed ampliare il servizio con l’obiettivo di renderlo disponibile a livella nazionale.

Dalla Sicilia alle altre regioni

Il primo passaggio ha previsto l’interessamento di Palermo a partire dalla collaborazione con il Comune, la polizia municipale, l’azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello” e, successivamente, dell’intera regione Sicilia, nella quale ANIA Cares è stato attivato poco prima dell’estate del 2020. È seguita l’attivazione dell’unità dell’area della Campania, dove il pronto soccorso psicologico per le vittime della strada è stato attivato nella primavera del 2021. Per arrivare alla copertura dell’intero territorio nazionale è stato progettato un servizio di Help Line che, via internet, consente di accedere al supporto psicologico previsto dal protocollo ANIA Cares tramite un sistema di videoconsulto.
A partire da settembre scorso il servizio è accessibile da tutto il territorio nazionale attraverso il sito www.aniacares.it. Il portale costituisce un servizio aggiuntivo e un modo alternativo per contattare gli psicologi, rispetto al numero verde che resta sempre operativo e accessibile 24 ore su 24.

I numeri del servizio

L’iniziativa avviata nel 2017 ha ad oggi supportato 756 vittime per oltre 2.000 sedute psicologiche erogate. Il 58,33% circa sono vittime indirette (familiare di persona gravemente ferita o deceduta), mentre il 41,76% sono vittime dirette di un sinistro stradale. Il numero verde 800 893 510 ha gestito, sempre dall’avvio del progetto, oltre 2200 chiamate. Allo stato attuale sono operativi oltre 120 psicologi distribuiti su tutto il territorio nazionale.

La riabilitazione motoria con esoscheletri

Nel corso del primo anno il progetto ANIA Cares ha ampliato la sua sfera di attività dalla parte psicologica a quella di riabilitazione motoria, avviando uno specifico progetto denominato “Un passo in avanti” che ha riguardato solo l’area di Roma. Il progetto è riservato a coloro che hanno subito lesioni al midollo spinale a seguito di un incidente stradale e che prevede l’utilizzo di un esoscheletro robotico grazie al quale è possibile trascorrere alcune ore della giornata in posizione verticale e muoversi.  La Fondazione ANIA ha messo a disposizione tre esoscheletri robotici per sviluppare un percorso riabilitativo triennale rivolto a un campione di circa 105 persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni, vittime di un grave incidente che aveva provocato loro la paralisi degli arti inferiori. L'iniziativa si è posta l'obiettivo di: sperimentare l'efficacia e far conoscere le opportunità fornite da nuovi sistemi tecnologici nella riabilitazione di gravi traumatizzati; supportare i grandi invalidi nel tornare a svolgere attività tipiche e elevare gli standard qualitativi della vita quotidiana; migliorare i processi di accoglienza nei confronti delle vittime da parte dei propri familiari; migliorare la qualità della vita alle persone che non sono più in grado di camminare; ridurre la lacuna, oggi esistente, nel rapporto vittima ed assicuratore. È stato avviato il percorso riabilitativo con i pazienti selezionati da una apposita commissione medica, sulla base delle segnalazioni provenienti sia dalle imprese di assicurazione sia da centri universitari e riabilitativi. In contemporanea è stata attivata una fase di formazione destinata al personale che ha collaborato con le attività. Fino ad oggi sono state effettuate 472 visite di idoneità e selezionati 105 pazienti, di cui 47 hanno svolto un’attività continuativa effettuando oltre 5.800 sessioni di allenamento svolte in strutture universitarie e ospedaliere, appositamente attrezzate per la riabilitazione. L'attività fino ad ora svolta è tra le più intense mai realizzate a livello nazionale ed internazionale con un utilizzo intensivo per molte ore e giorni da parte degli esoscheletri. Ciascun esoscheletro è stato sottoposto a 4 trattamenti giornalieri individuali pari a 6 ore di attività motoria e 4 momenti di settaggio.

I risultati del progetto “Un passo in avanti”

L'obiettivo dell'analisi è quello di valutare quali siano le implicazioni dell’utilizzo dell’esoscheletro sulle rappresentazioni del corpo in pazienti paraplegici, cercando di comprendere se il cervello umano può imparare a trattare la protesi rilevanti (esoscheletro) come parte del corpo. Lo studio condotto è stato in grado di dimostrare gli effetti positivi dell’utilizzo regolare dell’esoscheletro sulla rappresentazione mentale dell’immagine del corpo. Evidenziato anche un netto miglioramento nella percezione tattile di alcuni distretti corporei nonché la diminuzione del dolore. I risultati hanno fatto rilevare anche un atteggiamento più positivo verso la vita in generale dopo l’uso dell’esoscheletro, con effetti sul benessere mentale e sociale. È emerso come un training con esoscheletro migliora e aumenta progressivamente l’attività motoria mentre il consistente miglioramento del sonno è riscontrato in una dimensione campionaria accettabile per la sua pubblicazione su riviste di alto livello scientifico. La qualità del sonno migliora in pazienti trattati con esoscheletro rispetto ad un campione di controllo (pazienti in carrozzina non trattati) per le possibilità di movimento che l’esoscheletro consente ma anche per il maggior benessere generale. I risultati dell’intervento psicologico sono molto soddisfacenti ed evidenziano un miglioramento della qualità della vita nei pazienti trattati con esoscheletro, anche nella comunicazione.

I principi ispiratori dell'iniziativa per le vittime e i familiari

Ai danni fisici di un incidente stradale si associano spesso conseguenze psicologiche tali da incidere in maniera rilevante sulla qualità di vita dei soggetti coinvolti e dei loro familiari, per il resto dell’esistenza. Tali conseguenze, non sufficientemente considerate in termini di necessità d’intervento, stanno recentemente attirando l’attenzione di Enti e Istituzioni, che rilevano l’esigenza di attivare strategie e strutture di supporto e assistenza.

In base ai risultati della letteratura scientifica sul tema dell’incidentalità stradale, quello che è emerso è che le conseguenze psicologiche dei sinistri stradali sono spesso di lunga durata, se non permanenti. Problemi di sonno, cefalee, incubi notturni, problemi generali di salute vengono riferiti da circa la metà delle vittime. Gravi ripercussioni psicologiche sono riscontrate non solo sulle vittime dirette, ossia coloro che vivono in prima persona l’incidente stradale ma anche dalle vittime indirette, ossia dai familiari delle vittime decedute o macrolese a seguito del sinistro. Ad esempio, la maggioranza dei parenti delle vittime decedute riferisce che nell’arco dei primi tre anni ha perso interesse per le attività quotidiane; accusa perdita nelle capacità di guida; ha attacchi d'ansia; ha propositi suicidi; soffre di depressione; prova rabbia e risentimento. I parenti delle vittime macrolese presentano un quadro simile, eccezion fatta per l’ideazione suicidaria. Inoltre, circa il 50% dei parenti delle vittime, e le vittime stesse, dichiara di aver consumato per lunghi periodi maggiori quantità di sostanze psicotrope (tranquillanti, sonniferi, tabacco, alcool, droghe) rispetto a prima dell'incidente.

Il Pronto Soccorso è stato ideato con l'obiettivo di ridurre lo stress acuto causato dall'evento traumatico, e promuovere il funzionamento adattivo delle vittime, una rinnovata percezione di sicurezza e il progressivo ritorno alla normalità.

Il Pronto Soccorso psicologico per le vittime della strada è finalizzato ad alcune attività specifiche, che sono: accogliere; assistere praticamente; raccogliere e comunicare informazioni; primo sostegno di tipo emotivo in fase acuziale; screening di possibili reazioni post-traumatiche; preparazione alla fase di transizione post-evento; intervento focalizzato su alcuni aspetti del trauma conseguente all'incidente stradale.

Intervista a Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania

Come è nato il progetto ANIA Cares della Fondazione ANIA?

"Mettere la vittima di un incidente stradale al centro del nostro lavoro: è questo il principio ispiratore che ha portato alla nascita di ANIA Cares. In questi anni ci siamo concentrati su un profondo rinnovamento del settore assicurativo e Ania Cares è un progetto che nasce dal dialogo che il settore assicurativo, attraverso l’attività della Fondazione ANIA, ha avuto con i familiari delle vittime della strada o con chi aveva avuto un incidente grave. Nel corso di questi confronti abbiamo cercato di trovare delle soluzioni che favorissero una rielaborazione del trauma, nel tentativo di far vivere meglio quella che spesso è una ferita non rimarginabile come la perdita di un congiunto. Nei costruttivi dibattiti che ne sono nati e, sulla spinta di un profondo e reale coinvolgimento emotivo, ci siamo resi conto che molto spesso chi rimaneva coinvolto in un incidente stradale soffriva di quella che è stata definita la “vittimizzazione secondaria”.
Una volta subito il trauma dell’evento in maniera diretta o indiretta, si rischiava di subire un secondo trauma: quello provocato dalla burocrazia, da procedure complesse e, non da ultimo, dagli aspetti legati alla fase risarcitoria. Il tutto in un momento difficile, sia da un punto di vista psicologico per chi ha subito la perdita di un familiare, sia da un punto di vista fisico per chi subisce delle gravi lesioni e, quindi, vede cambiare radicalmente la propria vita. Questa presa di coscienza ci ha fatto capire che dovevamo fare qualcosa per fornire un aiuto qualificato per reagire dopo un incidente stradale, superando le conseguenze psicologiche per danni fisici permanenti o per la perdita di una persona cara. Così è nato ANIA Cares, concepito come un percorso di recupero psicologico delle vittime degli incidenti stradali e dei loro familiari.
Un progetto innovativo, un unicum a livello internazionale, costruito su basi scientifiche e metodologiche solidissime con il supporto dei più grandi esperti a livello mondiale di psicologia del trauma".

Questo tipo di servizio si affianca a qualcosa che esiste o supporta in qualche modo il servizio pubblico?

"Oggi si ha la possibilità di creare un equilibrio tra etica ed economia, che unendosi tra loro danno luogo ad un’economia con fini sociali, i quali, se istituzionalizzati dalla politica, costituiscono un elemento fondamentale per il futuro dei cittadini. E il settore assicurativo, attraverso la Fondazione cerca di fare tutto questo essere vicino al cittadino non soltanto con i classici prodotti assicurativi, ma con servizi che cercano di mettere al centro i più deboli. Noi siamo a supporto del sistema pubblico e, con questa logica, entriamo negli ospedali con ANIA Cares che è un servizio interamente finanziato dal “privato”, ovvero dal settore assicurativo. Sono stati raggiunti risultati importanti e, in tal senso, la Fondazione ANIA ha dimostrato qual è la strada vincente per affrontare le emergenze nazionali: si deve fare sistema. Il rapporto e la collaborazione tra il settore pubblico e il settore privato, l’unione di forze e di intenti tra questi due mondi sono indispensabili per ottenere risultati di alto livello".

Qual è stato l’impatto di ANIA Cares sul settore assicurativo?

"ANIA Cares ha avuto un impatto importante sul settore assicurativo. La Fondazione ANIA è stata sempre all’avanguardia dimostrandosi un vero e proprio banco di sperimentazione per le imprese. Le compagnie, dopo aver osservato il progetto ANIA Cares, ne stanno sfruttando le potenzialità avviando progetti simili. Restituire ciò che un incidente stradale ha tolto è impossibile, ma creare una rete di supporto che aiuti ad affrontare la realtà e migliori la propria condizione nel tempo è un successo del quale siamo orgogliosi".

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