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Catastrofi naturali in aumento: immobili protetti con assicurazioni specifiche

Maria Bianca Farina, presidente dell'Ania

Terremoti e alluvioni sono una fonte costante di pericolo a persone e cose. Le catastrofi naturali nel 2021 hanno provocato nel mondo danni economici complessivi per 270 miliardi di dollari, di cui 111 miliardi coperti dalle assicurazioni, il quarto ammontare più elevato di sempre. I morti o dispersi conseguenti a calamità naturali o provocate dall’uomo sono stati 11.881. Queste le stime di Swiss Re, contenute nell’ultimo numero di Sigma (n. 1/2022). I dati sono sensibilmente superiori alla media decennale, che è pari, rispettivamente, a 215 miliardi e 78 miliardi di dollari.  Se ai disastri naturali (terremoti, cicloni, tempeste, inondazioni, incendi di boschi) si aggiungono quelli causati dall'uomo, si arriva a un totale di 280 miliardi di dollari (+29% rispetto al 2020), di cui 119 miliardi (+19%) assicurati. Anche questi due valori sono molto superiori alla media dell’ultimo decennio, pari a 226 e 87 miliardi di dollari. Secondo Swiss Re si conferma, quindi, la tendenza di lungo termine all’aumento, in media del 5-7% l'anno, dei danni assicurati conseguenti a eventi catastrofali.

Calamità naturali in aumento

Particolare importanza nel trend di crescita assumono i fenomeni di alluvione. Negli ultimi 20 anni si è registrato un aumento dei sinistri assicurati causati da questo tipo di catastrofi, in buona parte collegate ai mutamenti climatici. A dispetto della sempre crescente frequenza e intensità con cui le calamità naturali colpiscono anche il nostro Paese, nell’ordinamento giuridico italiano non è ad oggi presente una legge organica che disciplini in via generale gli interventi pubblici quando viene dichiarato lo stato di calamità. Ci si affida sostanzialmente agli interventi ex post, con tutti i ritardi e le approssimazioni delle iniziative assunte in stato di emergenza. Negli ultimi anni lo Stato ha messo a bilancio in media 7 miliardi all’anno per ristorare i danni agli immobili colpiti da terremoti o alluvioni. Tutti soldi che vengono dal contributo fiscale, quindi dalle tasche dei cittadini.

Il 78% delle abitazioni a rischio

In un recente articolo sulla Rivista Bancaria, l’ANIA, Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici presieduta da Maria Bianca Farina, ha ricordato l’ultimo Report OCSE, dedicato alle emergenze sismiche e alluvionali: «È solo l’ultima voce a ricordare che un sistema di assicurazione dei rischi catastrofali, che poggi su una collaborazione organica fra pubblico e privato, è la soluzione più efficiente al problema, come attestano le numerose esperienze estere. È ora che anche l’Italia intraprenda un simile percorso». L’Italia è un paese esposto in modo rilevante alle calamità naturali: secondo stime di Ania, il 78% delle abitazioni sconta un rischio medio-alto o alto di terremoto o alluvione. Eppure, solo poco più del 5% delle abitazioni risulta coperto da una polizza specifica.

Protezione e consapevolezza

Ad oggi, nel nostro Paese è vigente, sostanzialmente, un sistema assicurativo di tipo volontario, dal 1° gennaio 2018 incentivato dai benefici fiscali riconosciuti ai premi versati per polizze catastrofali a copertura di abitazioni private. Attualmente solo il 50% delle abitazioni civili ha una copertura assicurativa contro l’incendio (a fronte del 42% del 2016) mentre solo il 5,1% delle abitazioni ha anche un’estensione contro gli eventi calamitosi, in crescita rispetto al 4,5% del 2020, al 3,2% del 2019 e soprattutto al 2% del 2016.

Dal 2009 un’escalation

Dal 2009 ad oggi si sono verificate oltre 40 alluvioni e diversi eventi sismici importanti. Proprio in quell’anno la Sicilia fu colpita da una disastrosa calamità alluvionale in un’area collinare della zona ionica di Messina, che causò la morte di 37 persone. Sempre nel 2009 fu colpita l’Aquila, nel 2012 l’Emilia, tra agosto 2016 e gennaio 2017 il Centro Italia, a novembre del 2019 Venezia. Eventi che hanno, evidentemente, contribuito ad accrescere la consapevolezza di dover proteggere il proprio patrimonio immobiliare. Insomma, le cose migliorano, ma molto – troppo – lentamente. Al 31 marzo 2021 esistevano nel mercato oltre 1,4 milioni di polizze con l’estensione alle catastrofi naturali (erano 1,2 milioni nel 2020, 826 mila nel 2019, ma solo 440 mila nel 2016), ottenute come somme delle polizze con la copertura del solo rischio terremoto (820 mila), del solo rischio alluvione (287 mila) e di entrambe le calamità (341 mila).

Con i dati a disposizione si è potuto stimare, a livello nazionale, che le somme assicurate per il solo rischio terremoto sono arrivate a 325 miliardi, quelle per il solo rischio alluvione a 58 miliardi mentre sfiorano i 105 miliardi di esposizione quelle per le polizze con entrambe le coperture catastrofali. In totale, quindi, si può assumere un’esposizione complessiva di circa 487 miliardi (era 400 miliardi nel 2020, 275 nel 2019, ma solo 175 nel 2016).

Al Sud la copertura è più bassa

È interessante analizzare la composizione geografica nella distribuzione delle coperture assicurative. Esistono sempre due Italie. E paradossalmente le polizze sono meno frequenti dove ce ne sarebbe più bisogno. E si deve registrare ancora qualche dato negativo che viene dal Mezzogiorno del Paese. Nel Sud l’incidenza delle abitazioni assicurate è pari mediamente all’1,8%. Da questo indicatore territoriale (si tratta  dell’incidenza percentuale delle unità abitative assicurate contro il rischio catastrofi naturali sul totale delle abitazioni esistenti) risulta che solo nelle città di Milano, Varese Trento, Firenze, Mantova e Siena si arriva al 10%; in generale in tutto il Nord mediamente tale percentuale arriva al 6,6% contro la media nazionale del 5,1%. In Emilia-Romagna sono Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia a presentare l’incidenza più elevata (circa l’8%), mentre a Parma è pari a poco più del 6,0%. Nel Centro mediamente si assicurano contro le calamità naturali il 5,2% delle abitazioni e le città che presentano la maggiore incidenza sono Firenze (10,7%), Siena (10,0%), Prato (9,4%) e Pistoia (8,4%).

Un sistema di gestione ex ante

È tempo che il Paese avverta l'esigenza e la responsabilità di realizzare un sistema strutturato di gestione ex ante dei rischi catastrofali. La soluzione consiste nella creazione di un impianto che poggi sulla mutualizzazione dei rischi e sia in grado di garantire tempi certi e ragionevoli di risarcimento del danno, trasparenza nelle procedure, un focus sulla prevenzione, standard adeguati di sicurezza, opportune modalità di finanziamento della ricostruzione e ottimizzazione della gestione delle emergenze post-evento. Le concrete modalità di attuazione possono essere le più varie, con costi variabili in funzione della rischiosità e delle caratteristiche dei fabbricati, fino a sistemi che riducono la variabilità dei prezzi grazie alla più ampia redistribuzione dei rischi tra tutti gli assicurati.

L’esperienza estera

Gli esempi non mancano e sono a portata di mano, come indicano le esperienze estere. In Turchia l’assicurazione è obbligatoria, in California e Nuova Zelanda si prevedono forme di adesione all’assicurazione “semi-obbligatoria”, ovvero l’acquisto della copertura è obbligatoriamente connesso all’assicurazione contro l’incendio dell’abitazione, che resta volontaria. In Italia l’87,1% delle polizze contro l’incendio non presenta alcuna estensione assicurativa.

Nell’ultimo Insurance Summit organizzato a Roma dall’ANIA, l’associazione ha avuto modo di rilevare che “è ormai evidente che è in atto da diversi decenni un trend all'aumento della frequenza e dell'intensità delle calamità naturali e crescono in misura esponenziale i danni provocati dalle catastrofi, sia nei Paesi avanzati sia in quelli in via di sviluppo”. I modelli per realizzare questo sistema sono molti, anche se sempre basati su una collaborazione pubblico- privato. Sono disponibili progetti nelle varie modalità di applicazione della partnership e sulle varie modalità di finanziamento e adesione al sistema.

Sistema assicurativo pronto

«Il decisore pubblico – commenta l’ANIA - dispone quindi di ogni elemento necessario per decidere e il settore assicurativo è pienamente disponibile a supportare la scelta con modelli sui vari scenari e a farsi carico del ruolo che gli sarà assegnato».

IL FOCUS

Precursori sismici: studi scientifici promossi da Ania e Cnr

Agli scienziati non piace parlare di “prevenzione” dei terremoti: troppo ottimismo non si addice alla scienza. Preferiscono dichiarare di occuparsi di “precursori sismici”. E qualcosa in questa direzione si sta sviluppando. Due studi sui precursori sismici sono quelli che sono frutto della collaborazione tra Cnr e Fondazione Ania, soggetti che hanno la protezione e la prevenzione nel loro dna. Il primo studio è stato svolto in Islanda, grazie alla partnership con ricercatori locali, e pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment”. Il secondo studio è stato svolto lungo la Faglia del Monte Morrone, nei pressi di Roccacasale (L’Aquila) in Abruzzo ed è stato pubblicato sulla rivista “Earth and Planetary Science Letters”.

In entrambi i casi Cnr e Fondazione Ania hanno sviluppato ricerche che potranno rivelarsi utili per gestire al meglio i rischi conseguenti i fenomeni sismici. I risultati hanno messo in luce forti anomalie geochimiche nelle acque delle zone in cui si verificano eventi sismici. Prima del terremoto si rileva la presenza di vinadio (ma anche arsenico e ferro): la rilevazione delle acque e della loro composizione potrebbe quindi fornire elementi importanti per individuare dei veri e propri “precursori sismici”.

«I risultati mostrano che il monitoraggio sistematico idrogeochimico delle acque sotterranee costituisce un percorso di studio. Per arrivare un giorno a stabilire se sia possibile validare anomalie-precursori, e quali, bisogna prima di tutto comprendere se tali fenomeni siano avvenuti anche nel passato remoto geologico e se abbiano lasciato un segno ormai fossile ma identificabile nelle rocce», spiega Andrea Billi, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche.

Detto ciò, prevedere precisamente dove e quando si verificherà un terremoto, con dati utili in termini di prevenzione e protezione, è ancora un obiettivo remoto per geologi e geofisici. La predizione di tali eventi non è ancora dietro l’angolo, necessita di molto tempo e studi approfonditi e continuativi su larga scala, ma questa strada sembra avere grande interesse scientifico.

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