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Palermo in serie A, una città che ha voglia di riscatto

Promessa mantenuta. Dopo meno di un anno di serie B il Palermo è tornato tra le grandi del calcio italiano. Era l’unica metropoli assente. C’è tornato in modo clamoroso, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato. Con un distacco già abissale (sedici punti sulla seconda, venti sulla terza) che potrebbe aumentare dopo le prossime partite. Il Palermo non ha soltanto vinto il campionato, ma ha giocato in solitudine un torneo parallelo. Contro i numeri, perfino contro i record stabiliti dalla Juventus nel suo anno di «purgatorio» tra i cadetti. Ne ha già battuto qualcuno. Concedendo agli avversari perfino l’handicap di una partenza a rilento per l’inesperienza di Gattuso. L’equilibrio è durato per l’intero girone di andata, poi i rosa si sono staccati come facevano Coppi e Pantani in salita, stroncando la resistenza di ogni competitor. Non perdono dal 21 di dicembre, delle ultime undici gare ne hanno vinte dieci.
Una vittoria che riscatta la retrocessione dello scorso anno. Che premia la passione di un imprenditore come Zamparini che ha affrontato un campionato dispendioso senza il sostegno degli introiti per i diritti televisivi. Che premia il lavoro di un tecnico di provincia come Beppe Iachini, già alla quarta promozione in serie A. Può considerarsi il primo «acquisto» della prossima stagione. Una vittoria che premia un management finalmente attento agli equilibri interni al gruppo e che premia principalmente una squadra umile come si deve essere umili in B. Che fino a ieri, a Novara, con la promozione in tasca, non ha regalato nulla agli avversari onorando i valori dello sport spesso calpestati dal mondo del calcio. Una squadra senza stelle di prima grandezza, una delle squadre più giovani del torneo, che ha costruito col lavoro e col sacrificio il proprio trionfo. Senza neppure l’apporto di entusiasmo e di pubblico che invece segnò la promozione di dieci anni fa. L’unico grande assente in questa cavalcata solitaria è stato proprio il popolo rosanero.
Il grande messaggio di questa promozione sta proprio nel fatto che per vincere talvolta basta semplicemente fare bene il proprio lavoro. Impegnarsi giorno dopo giorno nelle cose più grandi come in quelle più piccole. Rispettare le regole e credere nei propri mezzi, affrontando con fiducia ogni difficoltà. Come ha fatto questo Palermo quando all’inizio del campionato riceveva solo critiche. Un messaggio di speranza e di ottimismo rivolto a una città che fatica storicamente ad andare in serie A, gravata da una crisi economica con rovescio occupazionale di cui non si vede la fine. Questo Palermo è l’azienda meno palermitana che opera in città ma affettivamente è certo la più radicata. L’orgoglio di questo Palermo, capace di risollevarsi con un immediato colpo di reni, è un esempio da seguire per tutti. La festa di ieri a Novara, quella parallela di Palermo, ritrovare lo stadio pieno sabato prossimo contro il Lanciano sono barlumi di felicità che non dovranno essere dispersi. Momenti di orgoglio e di appartenenza sotto la bandiera rosanero da cui trarre tutti nuove energie.

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