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Finanziamenti ai partiti, i pesci e l’acqua

I partiti ci stanno provando in tutti i modi. Vogliono annacquare la riforma del finanziamento pubblico della politica. È in pericolo la democrazia, gridano accorati i tesorieri delle diverse formazioni. Ipotizzano già un Parlamento ostaggio di lobby e di gruppi d’interesse che, a colpi di milioni di euro, ottengono i provvedimenti a loro più favorevoli o bloccano quelli che li danneggiano.
Una difesa senza pudicizia. Intanto perché non risulta di certo che il finanziamento pubblico abbia fermato la corruzione. Casomai il contrario perché la fame pubblica e privata di risorse dello Stato non ha tetto. In secondo luogo perché è proprio la mancata riforma che rappresenta un attentato alla democrazia. Gli italiani, infatti hanno già espresso la loro volontà attraverso un referendum. I partiti, prendendosi gioco della volontà popolare hanno lasciato tutto come stava. Hanno solo cambiato il nome. L’hanno chiamato rimborso elettorale e hanno aumentato la dotazione. Si sono limitati a qualche timido cambiamento spinti dall’indignazione popolare e dal successo del voto grillino senza precedenti per una formazione esordiente. Hanno così avviato un percorso di riforma lento e circospetto che, comunque, non avrà effetto prima di un paio d’anni. Anche così diluita, però, la metamorfosi fa paura. Anche così sostengono di essere vittime di una indignazione giacobina. Sostengono che il contributo pubblico alla politica esiste dovunque in Europa. Tacciono, però, sull’ammontare e, soprattutto, sul suo utilizzo. Non risulta che vengano spesi per i consumi privati di parlamentari e leader politici. Tanto meno risulta l’acquisto di diamanti come ha fatto Belsito, tesoriere della Lega Nord.
Tutto questo significa una cosa sola. Che i partiti, come i pesci, sanno nuotare solo nella loro acqua. In un ambiente diverso non riescono a sopravvivere. Il loro bacino è all’incrocio fra politica e affari, soprattutto quelli pagati con soldi pubblici. Fuori da questo ambiente annaspano perché perdono il controllo dei flussi finanziari. Con il tramonto delle ideologie la politica sembra essere diventata solo espressione di promozione sociale e di arricchimento personale. Gli elettori sono stufi, ma i partiti non sentono. Anche perché fuori da queste acque muoiono.

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