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Velenoso clima d’instabilità

Il Pd fa i conti con i suoi fantasmi in preda alle contraddizioni. Non è ammesso però che le convulsioni si riflettano sul Paese

La fumata nera al Quirinale ha reso la situazione inaccettabile. Lo spread finora ci ha graziati: ma fino a quando? Tutto ruota intorno al Pd, in preda a convulsioni incontrollabili. Negli ultimi cinquanta giorni è andato incontro a tre sconfitte pesantissime. Ha perso le elezioni, pur vincendole per un soffio. .
Non è riuscito a formare un governo e adesso nemmeno a nominare un Presidente della Repubblica pur avendo scelto il candidato. Tre disfatte che vengono da molto lontano per un partito che non è mai riuscito a scegliere fra liberal-democrazia e social-democrazia. Ha tenuto tutto insieme utilizzando, negli ultimi vent’anni, come unico cemento l’anti-berlusconismo. L’ideologia era finita sotto il Muro di Berlino. Ora i nodi sono al pettine e il partito di Bersani fa i conti con i suoi fantasmi. Non ha mai scelto fra Enrico Letta e Vendola mantenendo intatta la tradizione del vecchio Pci che si poteva permettere il lusso di mantenere in ditta Giorgio Napolitano e Giorgio Amendola insieme a Giancarlo Pajetta e Pietro Ingrao. Ora, però, tutto questo è finito. Le contraddizioni sono esplose ma il conto non può essere scaricato sul Paese. Assai grave sarebbe, come sembra in questo momento, prescindere dalla realtà. Il Pd faccia la sua strada e risolva i suoi problemi di governance come meglio ritiene. È un problema della sua classe dirigente. Non è ammesso però che le convulsioni si riflettano sul Paese, sulla sua crisi economica e sul crescente disagio sociale. La situazione politica nella sua crudezza ci dice che nessuno dei partiti presenti in Parlamento può dettare le regole della partita. Serve un punto di equilibrio.
Serve qui e subito. Nuove elezioni con questa legge elettorale riproporrebbero la situazione attuale con l’unica variazione di un numero ancora più alto di astensioni. E’ indispensabile definire tempi e modi per restituire governabilità al Paese. Anche per fare poche, urgentissime, cose. Una risposta per tranquillizzare i mercati e soprattutto un segnale in direzione della ripresa (per esempio attenuando gli inasprimenti fiscali in arrivo e rimborsando i debiti dello Stato). Poi cambiare questa infausta legge elettorale. Se si riuscisse anche a dare qualche indicazione anti-Casta (costi della politica, rimborsi elettorali, Province) sarebbe tanto di guadagnato. Quello che conta, comunque, è altro. Prima di tutto dissipare il clima di instabilità che si respira. È il veleno peggiore. Il Paese non ne può più, dice il cardinal Bagnasco, che lo ascolta tutti i giorni nel confessionale. Sarebbe opportuno che anche la classe politica mostrasse la medesima attenzione.

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