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Partiti senza alcun pudore...

La pace è durata poche ore. Si è dissolta prima che finisse il giorno di Pasqua. Su Napolitano e i suoi saggi, dopo gli apprezzamenti di tutti, tutti appaiono distinti e distanti. Si è al nulla. Allo stallo. A un vuoto delle istituzioni parlamentari che può essere colmato da un nuovo voto

La pace è durata poche ore. Si è dissolta prima che finisse il giorno di Pasqua. Su Napolitano e i suoi saggi, dopo gli apprezzamenti di tutti, tutti appaiono distinti e distanti.
Non pochi, addirittura, agitano lo spettro di forzature presidenziali. Vittorio Feltri su Il Giornale pubblica un editoriale dal titolo: «Italia presidenzialista (ma a sua insaputa)». Siamo a questo?
Che si sia a mosse straordinarie, è indubbio. Ma il punto è capire dove è la causa di tutto. Dopo le elezioni che nessuno ha vinto, o che ciascuno può dire di aver vinto avendole perse, siamo all'ignavia dei partiti. Incapaci di padroneggiare i meccanismi parlamentari per giungere a soluzioni di governo. Ciascuno si esercita nel proporre l'impossibile, accusando l'avversario di non renderlo possibile. Il Pd vuole un governo politico con i 5 Stelle per pilotare il cambiamento. Ma Grillo dice di no. Lui vuole cambiare tutto, a cominciare dai partiti, Pd compreso. Il Pdl chiede una grande coalizione e chiama il Pd che però non vuole saperne. Grillo, da parte sua, chiede, per il movimento, il mandato di formare un governo, riservandosi di dare un nome per il premier (ma la cosa ovviamente non ha il consenso degli altri). Si è al nulla. Allo stallo. A un vuoto delle istituzioni parlamentari che può essere colmato da un nuovo voto. Ma, con l'attuale legge, quasi certamente, si passerebbe da un nuovo voto a un nuovo vuoto...
A questo punto Napolitano inverte i giochi. Non potendo attuare la formula di un governo del Presidente (che nessuno gli consente), affida a dieci saggi il compito di definire un programma minimo per un governo senza nome (o di cui trovare dopo nome e tempo). Cose «minime» per modo di dire. In realtà importanti. Che peraltro tutti dicono di volere: nuova legge elettorale, sblocco dei crediti alle imprese da parte dello Stato, allentamento del patto di stabilità per Comuni e Regioni, una austerità più leggera da concordare con l'Europa, una rimodulazione dell'Imu, misure per migliorare il mercato del lavoro. Un modo per decantare, costruire. E cercare soluzioni senza spaventare mercati e cancellerie straniere: perchè spesso si dimentica che un punto di spread in più significa miliardi in meno per famiglie e imprese, riducendo le speranze di quella crescita che tutti invocano. Forzature presidenziali? E perché? Dall'agenda dei saggi si va a un governo. Sará il parlamento a vararlo. Siamo, questo sì, a procedure senza precedenti. Giustamente Stefano Folli, autorevole analista, le ha attribuite alla fantasia positiva di un presidente che non s'arrende.
Adesso si è all'incredibile. I partiti rispuntano fuori. Esprimono riserve sui modi. Sollecitano tempi rapidi. Diventano scettici. Ma nel concreto ripropongono le stesse formule impossibili. Il Pd un «esecutivo politico del cambiamento» (con Grillo). Il Pdl un «governo politico» di larghe intese (con il Pd). Il M5S, a quanto pare, un parlamento senza governo (o che lavori con il governo in carica...). Le cronache si ripetono. Dopo le elezioni, i partiti proponevano soluzioni impossibili che portavano al nulla. Dal nulla allo stallo. Dallo stallo ai saggi. Ora i partiti ripropongono le stesse cose impossibili da cui si arriva al nulla. Niente di nuovo. Osserva Massimo Cacciari che i partiti, oggi come negli anni Venti, sono prigionieri del loro immobilismo. Ma, sia pure nell'immobilismo, uno sforzo di novità da parte loro si impone. Almeno per pudore. Ma di senso del pudore appaiono vergognosamente privi.

I 5 STELLE E LE AUTO BLU.
Antonio Venturino, esponente di 5 Stelle, vicepresidente dell'Ars, si reca alla base Usa di Sigonella a bordo di un'auto blu. Scandalo. Non si era detto che alle auto blu i grillini rinunciavano? Infatti hanno rinunciato. Ma per certi spostamenti di servizio, l'auto è inevitabile. Il leader Bebbe Grillo nel difenderlo osserva: «Ha rinunciato all'auto blu e alla diaria, doveva andare a 250 km da Palermo e con le ferrovie ci avrebbe messo tre giorni». Giusto. Ma nel presentare certe svolte, forse, una maggior precisione era necessaria. Non foss'altro per evitare le conseguenze già paventate da Pietro Nenni, fondatore del Psi, quasi un secolo fa: «A fare a gara a fare i puri troverai uno più puro che ti epura...». Consiglio antico. Ma già circola abbondantemente in rete.

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