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Muos, uno scontro da evitare

Siamo proprio sicuri che la Regione non abbia superato i limiti della propria autonomia, per quanto ampia essa sia?

di NINO SUNSERI

La Regione ha avviato la procedura di revoca dei permessi di costruzione del Muos a Niscemi. Si tratta di una stazione radio integrata nel sistema di comunicazioni satellitari che l’esercito degli Stati Uniti sta collocando in tutto il mondo. Oltre a quella siciliana ci sono altre tre antenne a terra: Australia, Virginia, Hawaii. Un dispositivo strategico che il Pentagono ritiene indispensabile per la sicurezza nazionale e delle sue forze armate. Il blocco in Sicilia rende il sistema assai poco efficace. Soprattutto se la falla si apre in un’area ad altissima intensità bellica come il bacino del Mediterraneo. Facile immaginare che il governo della prima potenza economica e militare del mondo eserciterà tutta la sua influenza per ottenere il completamento del progetto.
E allora bisogna fermarsi a riflettere: a chi servono questi conflitti? Che senso ha esasperare così le situazioni sapendo che sono in gioco interessi vitali per la sicurezza mondiale? Ma soprattutto: siamo proprio sicuri che la Regione non abbia superato i limiti della propria autonomia, per quanto ampia essa sia? Il pericolo di un aspro conflitto istituzionale è dietro l’angolo. Il prossimo governo nazionale si affretterà a sollevarlo. La costruzione del Muos, infatti, fa parte di accordi internazionali di cui è titolare esclusivo Palazzo Chigi. Nessun’altro organismo dello Stato può sostituirsi. Il braccio di ferro non giova a nessuno. Per nessuna ragione al mondo, infatti, il governo nazionale potrà accettare che un’amministrazione regionale renda carta straccia un trattato di politica estera.
Certo c’è la protesta della popolazione e il dubbio di un inquinamento ambientale. Un problema sicuramente grave verso cui bisogna fare molta attenzione. In questo senso le cautele non sono mai troppe. Tuttavia alcuni interrogativi restano. Il Muos non ha incontrato nessuna resistenza fra le popolazioni delle Hawaii e della Virginia. Ancor meno in Australia nonostante l’antenna sia stata collocata nelle vicinanze della cittadina di Geraldton: 27 mila abitanti sulla costa ovest del continente. Come mai i pericoli per la salute pubblica sono stati riscontrati solo in Sicilia? Un bel mistero. Ma poi questi problemi esistono davvero? Le perizie lo escludono. I parametri previsti dalle leggi italiane (più rigorose rispetto a quelle di altri Paesi) sono stati rispettati. La sicurezza ambientale è stata esplicitamente garantita anche dall’Università di Palermo in documenti ufficiali (il cui contenuto è stato reso pubblico da questo giornale). Tutto questo non basta? E cos’altro ci vuole oltre a perizie tecniche, parametri di legge e attestati accademici? Non sappiamo. Non lo si spiega. Ed è difficile capire. Allora, un dubbio: è avvelenato il vento che tira a Niscemi o il clima elettorale a pochi giorni dalle elezioni? Vorremmo saperlo.

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